Detto tra noi

Se Marani è il nuovo, siamo a posto

mercoledì, 19 marzo 2025, 11:52

di fabrizio vincenti

"Posso dire che la situazione è meno drammatica rispetto a qualche stagione fa. Merito delle regole che sono state già poste che hanno migliorato le cose. Dobbiamo intervenire ancora, qualche norma andrà cambiata. Si può sempre migliorare ma abbiamo vissuto estati più turbolente, questo voglio dirlo. L’obiettivo è quello di far sì, il prossimo anno, che tutte le 60 squadre abbiano possibilità di iscriversi senza problemi": questa lunga citazione, i lettori ci perdoneranno, non è stata concepita da un marziano appena sbarcato sulla terra a cui hanno imprudentemente chiesto un parere sulla terza serie calcistica italiana. E' una perentoria affermazione dell'attuale presidente della Lega Pro Matteo Marani, rilasciata nel giugno del 2023. Nel frattempo, ovviamente, Marani è stato riconfermato nel suo incarico.

Alla luce della situazione attuale, definire l'affermazione imbarazzante è riduttivo. Se poi aggiungiamo un'altra perla, sempre risalente al solito periodo, sugli orari delle gare, il quadro assume aspetti tragicomici: "Proveremo a conciliare tutte le esigenze creando una situazione sempre migliore, ho grande rispetto della componente tifosi". Tutti i tifosi della serie C sanno bene a cosa stanno ormai andando incontro da tempo sugli orari. Disagi su disagi, che non trovano minimamente un ritorno economico nelle casse dei club: il colosso televisivo che gestisce le dirette, infatti, riconosce poco più di 3500 euro a partita ai club: si può definirla una mancia, oltretutto al lordo dei mancati incassi per quelle gare disputate in pieno inverno. Cifre che non coprono in molti casi nemmeno i costi degli steward il cui numero è calcolato su parametri destinati anche in questo caso a penalizzare i club delle serie inferiori.

Quanto alla affermazione che la situazione (nel 2023) fosse in prospettiva meno drammatica, non occorrono commenti: cosa sta succedendo è sotto gli occhi di tutti. C'è un girone, quello C, la cui classifica è stata pesantemente condizionata dalle esclusioni di ben due formazioni (e probabilmente a Firenze – sede della Lega Pro – c'è chi prega che la Lucchese non chiuda la stagione anticipatamente ma semmai saluti ancora una volta la compagnia al momento dell'iscrizione per non turbare anche il girone B e dare a quel punto spazio alle ripescate o alle seconde squadre); c'è un gruppo consistente di squadre che è andato incontro a penalizzazioni, c'è un numero imprecisato di club che se la passano decisamente male, e non potrebbe essere diversamente, visto che i ricavi sono praticamente sempre inferiori ai costi. Spesso nemmeno di poco. Uno dei nodi è questo: quale attività nella vita di tutti giorni può continuare a lavorare sistematicamente in perdita?

Marani, mesi fa, al momento della rielezione ovviamente plaudita dai vertici dello sport, dal presidente della Figc al ministro dello Sport, ha parlato dell'introduzione di un salary cup. Meglio tardi che mai, verrebbe da aggiungere, ma siamo ancora in attesa. Nei giorni scorsi, invece, sono arrivate, nel perfetto stile italico della gestione emergenziale dei problemi, dichiarazioni draconiane, da prussiani d'un tempo che fu, sulla necessità di riformare il calcio. Ci chiediamo: quali meccanismi sono stati adottati affinché, anche pressando sul potere legislativo, si arrivasse a impedire i passaggi a catena delle società calcistiche da una scatola cinese all'altra? Che reali controlli esistono per bloccare soggetti sgraditi e sgradevoli che si affacciano o ricompaiono nel mondo del calcio? Che fine ha fatto la famosa black list che doveva impedire a personaggi compromessi in precedenti gestioni di arrivare belli puliti in nuove piazze? Chi è al vertice del calcio, non solo della Lega Pro, in questi anni dove era? Forse a rilasciare interviste e sottoscrivere protocolli? 

Mentre l'agonia di una serie di formazioni è sotto gli occhi di tutti, infatti, non mancano le iniziative a metà tra il marketing e la beneficienza. Mentre in più di una piazza d'Italia i tifosi si tassano per far scendere in campo le proprie squadra, a guardare il sito della Lega Pro (ma la potenza del marketing ovviamente cresce se si sale di categoria), potrete, con viva e prolungata soddisfazione con una chiara scala delle priorità, leggere degli incontri per i responsabili marketing delle società con tanto di foto ricordo e album figurine in mano; di un accordo, fondamentale oseremmo dire, con una piattaforma per aste benefiche, di un altro  accordo con l'Anci, l'Associazione Nazionale Comuni d'Italia, per la crescita sostenibile dello sport. E poi, ancora, il manifesto per la responsabilità sociale del calcio 4.0: una chicca figlia del politicamente corretto che vi invitiamo a gustare articolo per articolo. Imperdibile. Potremmo continuare. Ci fermiamo per decenza, tralasciando le copiose iniziative a inizio gara, sempre più incomprensibili alla gran massa dei tifosi. Ma una domanda è inevitabile: cosa è davvero la Lega Pro? Quanto è realmente cambiata da quando anni fa fu spazzata via la vecchia dirigenza che sapeva ormai di vecchio? E ancora: sotto il vestito, che sa tanto di essere stato confezionato da mani esperte di comunicazione, cosa c'è davvero? Se Marani è il nuovo, siamo a posto. Abbiamo capito tutto. 

 

 



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