Porta Elisa News

Clima ostile? Quale clima ostile?

venerdì, 19 luglio 2024, 14:07

di alessandro lazzarini

La nota diffusa dalla Lucchese su Facebook per lamentare una "campagna stampa negativa" e, di conseguenza, una "situazione divenuta insostenibile", più che come la reazione alle pressioni di una piazza polemica rischia di poter esser letta come un modo per prepararsi il campo in vista di un disimpegno? Al netto del fatto che la Lucchese, come chiunque altro, ha pieno diritto di tutelare il proprio onore contro falsità e diffamazioni che dovessero riguardarla, il sottinteso del comunicato ci sembra ricalcare uno schema ricorrente nel mondo del calcio attuale, ovvero quello dell'imprenditore che si ritiene il 'salvatore' della squadra e che ritiene di dover essere supportato a prescindere altrimenti è pronto a farsi da parte e, se non lo fa, è solo per i tifosi.

Cercando di immedesimarci, arriviamo a comprendere questa posizione. Investire nelle categorie minori del calcio italiano non è certo redditizio, anzi, l'inizio dell'attività implica spese probabilmente non controbilanciate da analoghi ricavi, la resa anche nel lungo periodo non è certa e il progetto imprenditoriale dipende dal successo sportivo, che non è mai scontato. Viste le cose da questa prospettiva è comprensibile un certo atteggiamento che richiama al ruolo del benefattore; tuttavia, vorremmo focalizzare l’attenzione verso altri aspetti del mondo del calcio che, forse, molte volte le società tendono a dimenticare.

Il chiacchiericcio e la polemica che sembrano dar noia, addirittura anche ad alcune "truppe cammellate" di tifosi, aumentano il valore stesso della società, perché creano interesse, attirano l'attenzione e la fanno vivere culturalmente e commercialmente anche al di fuori del giorno della partita ed è proprio questo far parte della quotidianità costantemente alimentato da opinioni e questioni che sono più simili al gossip che al resoconto giornalistico che permette alle aziende calcistiche di potersi posizionare sul mercato. E’ bene ricordarsi, infatti, che i pur pochi frequentatori del Porta Elisa o abbonati tv della Pantera, alla domenica non vanno propriamente a vedere la partita, bensì vanno a vedere la Lucchese. Invitiamo tutti, anche Bulgarella e i suoi collaboratori, a riflettere su questa considerazione, solo all'apparenza scontata: se il pubblico della categorie minori non andasse a vedere la propria squadra ma 'una partita', infatti, semplicemente questo pubblico non esisterebbe, perché è del tutto oggettivo che a livello sportivo e di spettacolo non ha alcun senso andare a vedere la Serie C, ma anche la B, quando a qualsiasi ora puoi fruire della Serie A, della Premier League e di altri innumerevoli tornei europei. In sostanza il valore come azienda di una piccola società calcistica è dato quasi per intero dalla passione, dal suo essere un simbolo rappresentativo di una comunità e, quando va bene, nella sua capacità di far sognare coloro che vengono chiamati tifosi ma che, dal punto di vista del mercato, altro non sono che clienti.

A noi, sinceramente, sembra che il chiacchiericcio, l'opinione e il gossip che servono a far dei rossoneri una realtà significativa della quotidianità dei lucchesi siano perfino pochi. L'idea che tale quotidianità possa essere instaurata comunicando gli orari degli allenamenti, la condizione degli infortunati o il prezzo dei biglietti è del tutto stravagante: è roba di cui in realtà non importa un fico secco a nessuno. La gente vuole discorsi che permettano di sognare traguardi di prestigio, oppure polemizzare per le sconfitte, magari farsi allenatore e criticare come viene schierato questo o quell'altro giocatore, o il modulo e così via. A noi sembra che queste caratteristiche del mondo del calcio la società rossonera, come altri addetti ai lavori forse troppo suscettibili a quel che trovano scritto sui giornali, non le abbia ben chiare e che, anzi, si sia dimostrata fin da subito diffidente e sulla difensiva nei confronti di una piazza che, forse è vero, non l'ha accolta con l'entusiasmo che era lecito aspettarsi, ma che era ben noto fosse completamente da ricostruire sotto il profilo della fiducia e delle aspettative, dopo tre fallimenti.

Noi siamo qua a cercare di dare il nostro contributo per far sì che la Lucchese non cada nell'oblio dell'indifferenza sociale, a volte forse bene ed altre meno, ma certamente nel modo migliore in cui riteniamo di poterlo fare. Stiamo attendendo con grande impazienza ed entusiasmo il progetto di uno stadio nuovo e moderno, una squadra da prime posizioni che lotti per la Serie A e un centravanti da venti gol a stagione. Intendiamoci però: a noi non è mai venuto in mente di pretendere da una compagine societaria questi obiettivi, se non quando ce li ha promessi lei.




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