Galleria Rossonera

Samuele Barsotti, un viareggino con un pezzo di cuore rossonero

domenica, 16 giugno 2013, 10:01

di diego checchi

Samuele Barsotti bisogna conoscerlo. Adesso è cresciuto ma quando era alla Lucchese, dove ha fatto tutto il settore giovanile giocando anche diverse partite in C1, il suo carattere lo ha penalizzato. Lui è un viareggino d.o.c. di quelli senza troppi peli sulla lingua che qualche volta è uscito, per così dire, fuori dal seminato. È un ragazzo genuino, spontaneo e che dal punto di vista dell’impegno non si è mai tirato indietro. Le sue stagioni più importanti le ha vissuto senza dubbio a Viareggio, visto che è stato tra i protagonisti nonché capitano della rinascita della squadra bianconera, portandola dall’Eccellenza alla Lega Pro 1. Nelle ultime due stagioni è stato alla Fortis Juventus, prima in Eccellenza e poi in Serie D, e ora aspetta di capire quale sarà il suo futuro.

Rimarrà a Borgo San Lorenzo?

“Non so ancora cosa dire, per ora siamo a 50/50 e devo valutare se mi converrà rimanere alla Fortis Juventus oppure no. I viaggi cominciano a pesare e i soldi, nel calcio di adesso, sono sempre meno. Non vado in cerca di una categoria superiore ma soprattutto di un progetto che mi permetta di essere protagonista anche in futuro, magari cominciando ad allenare una squadra di ragazzi. A 33 anni il ragionamento deve essere fatto a 360°, anche perché i miei figli crescono e ho bisogno di un po’ più di certezze”.

Ha ricevuto qualche proposta?

“Sì, da squadre di Eccellenza e Promozione ma non ho fretta di prendere una decisione”.

Ha dei rimpianti per la sua carriera?

“Il mio carattere, un po’ ‘fumantinio’, mi ha frenato un po’ e qualche problema fisico di troppo non mi ha permesso di esprimermi al meglio. Comunque, tutto sommato, sono contento così”.

Qual è stata la sua miglior stagione?

“Quella 2008-2009 quando, con il Viareggio, arrivammo secondi in C2”.

Qual è stato l’allenatore che le ha dato di più?

“A dire il vero ce ne sono stati tanti, ma quello che mi ha fatto fare una svolta a livello caratteriale è stato senza dubbio Alfredo Aglietti che da ragazzo mi ha fatto diventare uomo e soprattutto mi ha fatto credere nelle mie potenzialità. L’attuale allenatore del Novara ha un gran carisma e mi sapeva tenere in riga”.

Quali sono stati i compagni che le hanno dato più consigli?

“In primis Bruno Russo, lui è un grande uomo ed è stato un grande professionista ma non posso dimenticare Marcello Montanari. Peccato che non abbia ascoltato sempre tutti i loro consigli…”.

Ci può parlare della sua esperienza a Lucca?

“Devo dire che i miei anni a Lucca sono stati un po’ travagliati ma comunque molto belli. Ho avuto qualche infortunio e ho commesso anche qualche errore che non mi ha permesso di dare il mio contributo come avrei voluto. In ogni caso è stato molto bello potere andare in panchina in Serie B, prima con De Canio e poi con Burgnich e ho avuto anche la fortuna di allenarmi e giocare con elementi che, in passato, avevano giocato nella massima serie”.

Il suo rapporto con Orrico non era certamente ottimale?

“Direi proprio di no, anche se mi fece giocare in un derby contro il Livorno. Di lui ho due ricordi ben precisi: il primo è di quando tornò a Lucca e mi disse che con lui non avrei mai giocato perché avevo una vena di pazzia in testa ed il secondo è di quando, durante un allenamento, si arrabbiò e mi rifilò un calcione ‘girandomi’ il ginocchio. Devo comunque dire che con lui sono cresciuto molto a livello fisico”.

Cosa pensa della Lucchese di adesso?

“Purtroppo, quest’anno è andata male e non è riuscita a salire in Lega Pro ma il campionato era difficile. So che Bruno Russo è stato l’artefice principale della rinascita rossonera e spero che la Lucchese possa ritornare al più presto in Lega Pro o in Serie B. Ci sono squadre che possono contare su un migliaio di spettatori mentre la Lucchese meriterebbe palcoscenici diversi”.

Secondo Lei, perché Cristian Brega non è riuscito a esprimersi al meglio qui a Lucca?

“Intanto mi dispiace che non sia stato confermato perché sono convinto che se fosse rimasto, nella prossima stagione avrebbe fatto almeno 17 o 18 gol. Comunque non è poi così male un bottino di 12 reti alla prima stagione in una piazza importante come quella di Lucca considerando che Cristian ha avuto anche molti problemi fisici. Inoltre, ha un carattere particolare che ha bisogno di sentirsi considerato e coccolato per dare il meglio”.

 



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