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Fallimento Lucchese Libertas: Moriconi condannato a 2 anni e 4 mesi con la condizionale

giovedì, 27 marzo 2025, 08:36

Dopo quasi sei anni dal fallimento della As Lucchese Libertas (che venne dichiarata fallita nel giugno del 2019), sono arrivate le sentenze di primo grado al processo che è seguito all'indagine della Procura. E i giudici hanno usato la mano dura inasprendo addirittura, nel caso dell'amministratore di fatto Arnaldo Moriconi, le richieste del pubblico ministero: il noto imprenditore dalla ieratica barba che ha di fatto gestito il club attraverso sue società è stato infatti condannato a 2 anni e 4 mesi di carcere con la sospensione condizionale della pena, il pubblico ministero aveva invece richiesto per lui 2 anni anche in considerazione dell'ingente pagamento (di circa 800mila euro) effettuato al Tribunale delle Imprese per i danni chiesti dal curatore fallimentare e che in quella sede avevano dunque trovato una composizione. I giudici ha ritenuto 2 anni non fossero sufficienti . Confermati 2 anni per Carlo Bini  così come per  Umberto Ottaviani. Sei mesi invece a Aldo Castelli che il pubblico ministero aveva richiesto di assolvere, questi ultimi due subentrati nel dicembre del 20198 in società. Ora, in attesa degli eventuali ricorsi, c'è il primo giudizio che riconosce colpevoli tutti e quattro i principali protagonisti di quella stagione che portò al terzo fallimento rossonero.

I reati contestati in concorso a tutti erano quelli di bancarotta fraudolenta e bancarotta semplice, legati a varie specifiche contestazioni. In particolare, agli accusati si imputa  di aver distratto somme di denaro sottraendole ai creditori fallimentari: sia gli incassi delle partite al Porta Elisa dal 20 gennaio al 17 febbraio 2019, per 23.800 euro, sia per il contante di cassa risultante al 30 marzo 2019, pari a 48.900 euro. Non solo: è stata contestata anche la bancarotta semplice in concorso, per aver aggravato il dissesto della società rossonera astenendosi dal dichiarare il fallimento nonostante le gravi perdite riportate dal 2015 al 2018 (3 milioni e 241mila euro) comportanti la perdita del capitale sociale con un dissesto della società che fu risultato aggravato per 1 milione e 600mila euro. A Carlo Bini in qualità di amministratore della società rossonera e ad Arnaldo Moriconi come amministratore di fatto erano inoltre contestati i pagamenti a favore della “Telnet Systems Srl“, riconducibile per gli inquirenti alla famiglia Moriconi, per 112.240 euro, dopo il 30 novembre 2018: un sistema di videosorveglianza, realizzato nel 2014. All’imprenditore romano Umberto Ottaviani e allo stesso Moriconi sono stati contestati anche i pagamenti di altre tre fatture.




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