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Pascucci: "Gorgone sta dimostrando di poter dire la sua. Seconde squadre? Le condivido"

mercoledì, 2 ottobre 2024, 15:31

di gianluca andreuccetti

 Una squadra. Una città. La Lucchese è stata una realtà più interessanti del calcio italiano degli anni 90. Una società che nel giro di poco tempo è passata dalla Serie C2 alla Serie B, sfiorando anche la Serie A. Una ferita indelebile, che però non ha cancellato quanto di buono fatto dai rossoneri. Uno dei simboli di quella squadra è stato sicuramente Carlo Pascucci. Nato a Roma, ha vestito le maglie di Pro Cisterna e Sambenedettese, passando nel 1987 alla Lucchese. Con i rossoneri, il difensore ha collezionato 106 presenze e 6 reti. Carlo Pascucci è intervenuto ai nostri microfoni. Con lui abbiamo parlato del suo passato alla Pantera e non solo. Queste le sue parole.

Che ricordi ha dell'esperienza alla Lucchese? 

"Bellissimi. Una parte della mia carriera passata in una città splendida, raggiungendo dei risultati di primo livello. In quegli anni, si creò un rapporto straordinario tra la squadra e i tifosi".

Nella stagione 1990-91, da neopromossa, la Pantera arrivò ad un passo dalla Serie A...

"Per la continuità e la qualità messa in campo nell'arco di quel campionato, la Lucchese si sarebbe meritata la massima serie. Non c'è una spiegazione ben precisa di quel mancato traguardo: alcuni dicevano che mister Orrico pensasse già all'Inter, ma la realtà è che in campo andavamo noi, dimostrando di poter dire la nostra..."

La partita che le è rimasta più impressa della sua esperienza in rossonero?

"Sicuramente il successo maturato contro il Venezia il 28 gennaio 1990. Si trattava della prima giornata del girone di ritorno di Serie C. Il successo contro i Lagunari fu uno dei punti di svolta del nostro campionato, che alla fine vincemmo". 

Orrico Lippi e Melani: avendo lavorato insieme a loro durante la sua avventura a Lucca, che differenze ha riscontrato tra questi tre allenatori?

"Melani è una persona di grande carattere. Orrico invece era un allenatore che curava molto la preparazione atletica. Un gioco aggressivo, incentrato in fase di non possesso su un grande pressing. Lippi invece era in grado di cambiare la partita direttamente dalla panchina. Aveva un'intelligenza tattica impressionante".

Un giudizio sull'andamento avuto in questo inizio di stagione dalla Lucchese?

"Sta avendo una buona continuità. Giorgio Gorgone lo conosco bene, avendo giocato con lui ai tempi della Lodigiani. Al di là delle qualità umane, sta dimostrando di poter dire la sua anche da allenatore. Lo scorso anno ha raggiunto una salvezza abbastanza tranquilla. La verità è che bisogna lasciare tempo alle persone di poter lavorare". 

Cosa ne pensa dei settori giovanili italiani? Un sistema che sta funzionando oppure no?

"Bisogna ripartire dai vivai. All'estero, i ragazzi di 17/18 anni vengono lanciati in prima squadra, in Italia no. Il giovane ha bisogno di crescere e di giocare con continuità. Secondo squadre? Le condivido. Possono essere utili per ridurre il gap tra Primavera e calcio dei grandi. La Juventus è stata per molte realtà da esempio. Le grandi società dovrebbero rimboccarsi le maniche e pensare di allestire una propria seconda squadra".

 



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