Detto tra noi
venerdì, 27 aprile 2018, 18:58
di fabrizio vincenti
Un altro passaggio si è consumato. E mentre tornavamo, unici, oltre ai colleghi di DìTv, da Siena per la firma che ha segnato la consegna del testimone rossonero da Giuseppe Bini a Lorenzo Grassini, pensavamo a quanto i destini a volte si incrocino. Molti sapranno che Siena, per secoli, è stata tra le principali alleate di Lucca; che da quella parti una contrada porta il nome della Pantera in omaggio agli immigrati lucchesi che vi si stabilirono; che a Lucca, nel settembre del 1757, si corse il palio di Siena. Nello stendardo consegnato alla contrada vincitrice (il Montone), al posto della Santa Vergine il Volto Santo, un fascio con un'ascia, a destra una tromba, più sotto lo stemma con la scritta in oro "Libertas" e due pantere. I senesi, in cerca di libertà da Firenze, vollero rendere omaggio alla (ancora) libera Lucca. Stavolta da Lucca è invece partita la ricerca di una nuova libertà. Quella di poter tornare a sognare. Perché a Lorenzo Grassini e Fabrizio Lucchesi, la gente che segue la Pantera chiede solo poche cose. Trasparenza, linearità e la possibilità di tornare a sognare. E' troppo tempo che a Lucca non ci si addormenta con il cielo che si colora di rossonero. C'è stata Correggio, una meteora di adrenalina pura, e quel piccolo sogno di primavera dello scorso anno con i play off, nei quali la città ha risposto presente. Poi solo chiacchiere. Delusioni. Problemi. Fideiussioni. Liti tra soci. Cambi di proprietà. Spauracchi di penalizzazioni. Prim'ancora fallimenti ravvicinati. E i sogni sono scomparsi. Nonostante la lucchesità sbandierata ai quattro venti.
A Grassini e Lucchesi questo chiedono i tifosi: di poter tornare a parlare di calcio. Magari anche a imprecare per le scelte. Per un giocatore sgradito. Per un acquisto mancato. Per una partita persa. Serve questo. Serve tornare al campo, finalmente, nuovamente protagonista. Chi si è mosso a Lucca in questi anni ha dovuto fare soprattutto altro. Abbiano ancora nelle orecchie le parole di mister Lopez, un professionista che onora giornalmente il suo lavoro, dopo la vittoria con l'Olbia. A Arnaldo Moriconi, a cui la nostra definizione di imprenditore dalla ieratica barba siamo convinti lo abbia fatto sorridere sotto i baffi, ricordiamo che ha fatto la cosa migliore per difendere la sua reputazione, altrimenti messa in discussione, dopo una vita, in caso di cessione a personaggi non graditi e autori di "imprese" sportive da dimenticare. Oltretutto, riuscendo ancora una volta a farsi tornare i conti. Se qualcuno, dalla memoria corta o dalla malafede abbondante, avesse pensato che ci fosse qualcosa di personale, ricordiamo che analogo trattamento riservammo a Andrea Bacci e in passato a altri ancora.
Niente di personale, anzi. A Moriconi, e lo abbiamo scritto più volte, riconosciamo il merito di aver comunque tirato fuori soldi veri, come fa una banca, per tenere in vita la Lucchese in un momento, l'ennesimo, delicatissimo e gli auguriamo ogni successo imprenditoriale, a maggior ragione se potrà svilupparli sul nostro territorio creando occupazione. Ma lui, come chiunque, era destinato a trovare un muro nel caso ci fossimo accorti che a repentaglio era la Lucchese, o che soltanto si rischiasse di metterla su una strada pericolosa. Ieri. Oggi. Domani. A Grassini e Lucchesi, ma soprattutto a voi che ci leggete, promettiamo la solita cosa: ovvero di basarci sui fatti. Senza sconti. Senza ruffianerie e corse a salire sul carro dei vincitori, sport preferito da molti. Non abbiamo bisogno di attaccare asini dove vuole il padrone di turno, non abbiamo marchette da fare, non abbiamo complessi che ci impongono di cercare consensi da qualcuno oppure di allontanarsi da essi sdegnati. Faremo come sempre la nostra parte, in modo libero, senza sconti, stando passo dopo passo dietro alla squadra e alla società. Ma, ora, il benvenuto è d'obbligo: fateci tornare a sognare.
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