Galleria Rossonera
lunedì, 26 febbraio 2024, 17:23
di gianluca andreuccetti
Un appuntamento con la storia. Mercoledì alle 19, la Lucchese affronterà allo stadio "Euganeo" il Padova in Coppa Italia. Dopo la vittoria maturata nella gara d'andata, i rossoneri sono chiamati ad un'altra prestazione di livello, con un unico obiettivo: strappare il pass per la finale. Di fronte non ci saranno solo i biancoscudati, ma anche una vecchia conoscenza. Una piacevole conoscenza: stiamo parlando di Mattia Bortolussi. L'attaccante ha militato nella Lucchese tra il 2017 e il 2019, indossando anche la fascia da capitano nella storica stagione della salvezza di Bisceglie. Tolta una breve parentesi iniziale in Serie D, il classe 1996 ha vestito le maglie solo di club professionistici, tra cui anche Cesena e Novara. Bortolussi ha rilasciato delle dichiarazioni ai nostri microfoni. Ecco le sue parole, per le quali ringraziamo l'ufficio stampa del Padova calcio.
Quali furono le difficoltà che incontrò nel salto dalla Serie D alla Serie C?
Inizialmente ebbi un periodo di adattamento. Misurarsi con giocatori di categorie superiori, significa doversi abituare ad un ritmo e a delle dinamiche diverse. Solo con il lavoro si riesce a sopperire a queste difficoltà.
Che ricordi ha della stagione della salvezza maturata ai playout contro il Bisceglie?
Un'annata incredibile. Una stagione indelebile e pazzesca. È stata la cavalcata di un gruppo unito, che è riuscito a portare a casa una salvezza da un certo punto di vista insperata. Non mi dimenticherò mai di questa impresa.
Una gara di quell'anno che le è rimasta particolarmente impressa?
Il ritorno di campionato contro il Cuneo. Decisamente un match spartiacque: i piemontesi erano infatti i nostri diretti concorrenti per la salvezza. Un bivio delicato per noi, considerando anche che la sfida venne disputata fuori casa. Fortunatamente, riuscimmo a vincere per 1-0 e io segnai il gol vittoria.
La società era ormai allo sbando, eppure voi non avete mollato un centimetro...
I motivi per andare avanti erano tanti. Senza i venticinque punti di penalizzazione avremmo disputato tranquillamente i playoff. Volevamo andare oltre ciò che succedeva fuori dal campo, dimostrando di non valere i punti che avevamo in classifica. La salvezza è stata la giusta ricompensa per una tifoseria che ci ha supportato sia moralmente che economicamente.
Qual è stata la chiave per ottenere questo risultato storico?
La forza del gruppo. Certo, all'interno di quella rosa c'erano calciatori come Gabbia e Falcone. Ragazzi con grandi qualità che furono bravi a calarsi all'interno del nostro contesto. A fare la differenza è stata però la forza del collettivo.
Che tipo di insegnamenti le ha lasciato l'esperienza in rossonero?
Affrontare questa situazione, da capitano della Lucchese, per me è stata una grossa responsabilità. Mi ha insegnato a non mollare mai e a lavorare sempre a testa a bassa.
Che effetto le ha fatto affrontare la Lucchese da avversario?
Lucca è una città che mi ha dato tanto. Rimarrò per sempre affezionato alla piazza, a questi colori e alla tifoseria. Essendo io un calciatore professionista, devo dire però che sarà una partita come le altre, in cui conterà solo vincere.
Che consigli dà ai suoi compagni di squadra più giovani?
Non sono una persona a cui piace tanto parlare. Le parole non contano, contano solo i fatti. A mio parere, un giovane per crescere deve fare grossa attenzione all'atteggiamento e al modo di comportarsi nelle diverse situazioni dei calciatori più esperti.
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