Galleria Rossonera
venerdì, 13 marzo 2020, 20:11
di diego checchi
Un'intervista che tocca tanti argomenti, quella con Alessandro Giordani che parla dell'emergenza Coronavirus da semplice cittadino, da uomo di sport, da tifoso e da ex allenatore. Giordani, come tutti noi, vive un evento sinora mai verificatosi, almeno dalle nostre parti. Una situazione irreale eppure grave.
Si sarebbe mai aspettato di vivere questa emergenza per il Covid-19?
"Penso che ognuono di noi risponderebbe la stessa cosa ovvero che tutto in questo momento sembra irreale, siamo di fronte ad un evento che per le nostre generazioni non ha simili".
Dica la verità, da semplice cittadino ha paura?
"Il timore c'è sempre quando si affrontano situazioni che non si conoscono fino in fondo. La cosa più destabilizzante non è il timore verso questo virus ma l'incertezza in cui stiamo vivendo soprattutto nel non poter sapere quando tutto questo finirà. Dovremo avere molta pazienza e spirito di abnegazione cercando di metterci tutto l'impegno possibile con il massimo senso civico rispettando così noi e gli altri per uscirne quanto prima".
Lei ha fatto anche gare di resistenza dove la fatica e lo stress fisico sono portati al limite sulla lunga distanza. Sicuramente in gare come Ironman e 100km del Passatore l'aspetto mentale è fondamentale ma questa volta si parla di una battaglia ancora più dura: come si fa a rimanere con i nervi saldi?
"Come in quelle gare di endurance dove conta in maniera assoluta la forza mentale credo che anche in questo caso sia fondamentale costruire un pezzetto alla volta questo nostro nuovo modo di vivere perchè è impensabile guardare già al traguardo quando la strada è ancora lunga. Se si pensa già al traguardo si rischia di andare troppo veloci e come si dice in gergo tecnico di saltare".
E' stato giusto secondo lei fermare tutte le manifestazioni sportive fino al 3 aprile?
"Sì assolutamente. Ognuno di noi nel suo grande o nel suo piccolo ha sicuramente dovuto rinunciare a qualcosa. Io personalmente a fine mese avrei dovuto partecipare alla Maratona di Roma come Pacer, atleta selezionato dall'organizzazione per un determinato passo gara, ed a maggio avrei in programma la Maratona di Praga. Ma ci rifaremo dobbiamo solo avere pazienza".
Passando al calcio secondo lei finiranno i campionati nella massima regolarità e si riprenderà a giocare ad aprile?
"Temo che parlare di campionati regolari sarà impossibile visto che un lungo stop cambia comunque le carte in tavola mentalmente e fisicamente. Si riprenderà a giocare ed i campionati finiranno, certo che è difficile dire ad oggi come e quando. Sono perplesso sul fatto che rinizieranno ai primi di aprile.....magari!".
A proposito, lei è stato anche allenatore: mettendosi nei panni di una squadra che è stata ferma abbastanza come la Lucchese che cosa bisogna fare per riportare tutti sul pezzo?
"Per prima cosa è impensabile mantenere la stessa condizione mentale e fisica di quando è stato sospeso il campionato e sarebbe inutile tenere la squadra al pezzo in attesa di una ripresa che non ha ancora una data certa. I rossoneri avranno tempo di riorganizzarsi sotto tutti i punti di vista non appena avranno la certezza di una ripresa dei campionati. Hanno un vantaggio sulle altre. Sanno cosa vuol dire partire all'ultimo e doversi subito presentare in campo. E poi lo staff è una garanzia. Il professor Guidi sa sempre quello che deve fare".
Pensa che riprenderanno ad allenarsi la prossima settimana?
"Se mi devo sbilanciare sulle date della ripresa dico che riprenderanno ad allenarsi ai primi di aprile e che i campionati riprenderanno dopo la sosta di Pasqua magari con un paio di turni a porte chiuse. La ripresa di ogni attività sarà lenta e dovremmo tutti avere un pò di pazienza, la stessa che ci viene chiesta adesso nel rispettare le regole".
Vuole fare un appello a tutti in questo momento di grande difficoltà ed emergenza?
"Non voglio fare nessun appello perchè so come sono fatti i miei concittadini. E' brava gente e quando c'è da fare sul serio e da metterci del proprio è la prima a capirlo. Perciò dico forza che ognuno per se e di conseguenza tutti insieme ne usciremo e saremo nel nostro piccolo orgogliosi di avercela fatta come singoli uomini e come città nel collettivo".
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