Detto tra noi

Nuovo marchio, una pessima idea

sabato, 29 luglio 2023, 07:08

di fabrizio vincenti

"E poco regge il fatto che Lucca, per il marchio in mano ai tifosi, sia una eccezione. E' una eccezione felice, che parla di un sistema valoriale. Che mette Lucca sopra e non sotto le altre piazze, oltretutto consentendo, se se ne è capaci, di fare anche milioni di euro con il marchio da parte della società che gestisce la Lucchese. Resterebbe l'ipotesi di una richiesta, visto che non ci risultano obblighi federali, legata a una posta dell'attivo mancante. Dunque a fini contabili: ci auguriamo non sia questo il motivo della stessa, non sarebbe un bel segnale, francamente. Così  come ci auguriamo che la società, che tanto ha fatto per ricucire con i tifosi, non vada incontro a uno scivolone ancora più grosso, ovvero quello di crearsi (proprio come pensavano di fare un paio di gestione passate) il loro piccolo marchietto con una pantera inventata di sana pianta e il cui valore da iscrivere a bilancio, a quel punto, glielo diamo noi: zero. Non sarebbe un bel segnale, e finirebbe per alimentare una spaccatura. Ci auguriamo davvero che la Lucchese (che a nostro avviso ha peccato di insensibilità) non aggiunga a un errore un altro errore. Anzi, un orrore". 

Lo scrivevamo 14 mesi fa, quando la passata società aveva ventilato l'ipotesi – di fronte al diniego della vendita dello storico marchio da parte di Lucca United – di dare vita a un nuovo marchio al tempo in cui la Lucchese sembrava per essere ceduta a un gruppo australiano. Parlammo allora di errore (l'idea di volere acquisire il marchio dopo tre fallimenti) che rischiava di trasformarsi in orrore (nell'ipotesi di dare vita a un marchio nuovo di fabbrica). L'errore si è trasformato, iperbolicamente, in orrore: la nuova società ha deciso di dare vita a un proprio marchio mandando, legittimamente, in soffitta lo storico. E francamente a noi importa poco che a prendere questa decisione a nostro avvisto totalmente sbagliata sia il Mario Santoro di turno, il Bruno Russo di turno o il Giuseppe Mangiarano o ancora il Ray Lo Faso di turno. Lo diciamo per qualche smemorato, a cui è dedicata la lunga citazione iniziale. Un'idea sbagliata è un'idea sbagliata. Punto. E in questa torrida estate abbiamo letto e sentito di tutto, a conferma che il bene dell'intelligenza non è patrimonio dell'intera umanità e che il riscaldamento globale colpisce taluni più di altri. 

L'operazione del marchio resta, anche oggi, perciò totalmente indigesta, e non solo per motivi estetici, dove comunque ci sarebbe molto da dire.  Anzi, visto che ci siamo leviamoci il dente: la trasformazione da ovale (una delle caratteristiche forse più belle) a scudo ci è parsa davvero infelice e particolarmente straniante; l'assenza del riferimento alla Lucchese Libertas degno o di una ignoranza storica o di una presunzione (forse pensando di essere il Milan o realtà simili) che non è giustificata a Lucca: siamo in club di medio-piccolo taglio, non un club di levatura internazionale che non ha bisogno di inserire il proprio nome. Cosa peraltro che non fanno nemmeno club di primaria importanza, al punto che quasi sempre lo hanno in bella evidenza  nei loro stemmi. La nuova Pantera, inoltre, ha le zampe che sembrano posizionate in segno di resa: non ci pare nemmeno un buon auspicio. E  ancora: la coda, fatta a forma di baluardo, è una associazione che nemmeno un lucchese doc la comprende, figuriamoci chi di Lucca non è. E infatti è servita l'interpretazione autentica di chi l'ha realizzata per capirlo: quando su un'immagine, che dovrebbe da sé evocare i contenuti, serve l'interprete qualcosa non torna. A meno che non si sia nell'arte astratta. E potremmo continuare, fermo restando che i gusti sono sempre personali, ma sarebbe ingeneroso verso l'azienda che ha curato il marchio, che è sicuramente seria e professionale, ma che ha avuto poco tempo per buttare gù non un restyling ma una vera e propria rimozione del vecchio stemma.

E quello della fretta è un altro elemento che non ci piace. Che bisogno c'era di definire, mentre molte altre cose non lo sono ancora, un nuovo marchio? Non poteva essere fatto un passaggio più dolce e, se vogliamo, condiviso e di minore strappo?  Magari da compiere non con una  gestione che appena all'inizio? L'argomento è molto delicato e – al netto di qualche tifoso che si è talmente innamorato della nuova proprietà da aver totalmente perso ogni, sempre che lo abbia mai avuto, spirito critico – serviva maggiore calma. Forse, la spiegazione della fretta sta proprio in un accenno dell'amministratore Lo Faso: una società non può non avere il proprio marchio nelle sue proprietà. La spiegazione dello sviluppo del marketing non regge: Lucca United (che ha fatto bene a non cedere lo storico marchio, lo ribadiamo) non ha mai posto limiti: la Lucchese potrebbe (e così anche in passato) farci con esso tutto quello che vuole e guadagnarci, sempre che esista un mercato e qualche dubbio lo abbiamo, anche milioni.

La realtà è probabilmente un'altra: la nuova Lucchese, dopo aver inserito un immobile destinato a albergo al momento non utilizzato (e non denaro contante, e la differenza crediamo la possa capire chiunque, vogliamo essere stavolta ottimisti) per ripianare le perdite, ha dato vita a un'altra astuta e altrettanto intelligente operazione contabile: mettere a bilancio un proprio marchio, magari per 2-3 o 400mila euro, e aumentare così le poste attive dei conti. Esattamente quello che volevano fare Santoro, Russo e soci. Ovviamente ben sapendo che nessuno pagherebbe quelle cifre per un marchio, oltretutto nuovo e senza avviamento, se dovesse essere venduto insieme o separatamente alla società. Funziona così un po' dappertutto e ovviamente l'operazione è totalmente lecita. Qualcuno la chiama, ironicamente, finanza creativa. A noi, francamente, non piace. E lo diciamo, a scanso di equivoci, non arroccandoci dietro il vecchio marchio a ogni costo.  Sempre lo scorso anno scrivevamo: "Forse diverso sarebbe stato se, in presenza di risultati conclamati da anni (si legga promozioni in categorie superiori) e che avessero assicurato una gestione di lungo periodo, fosse stata fatta analoga richiesta. Ma pensare che i tifosi possano accettare la cessione a soggetti appena arrivati e che avrebbero tutto da mostrare alla piazza, ci pare sconcertante". E' esattamente quello che continuiamo a pensare 14 mesi dopo. Serviva un rispetto che, nella circostanza, ci pare sia totalmente mancato. 



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