Detto tra noi

Cara società, sul marchio evita di sommare a un errore un orrore

giovedì, 26 maggio 2022, 14:42

di fabrizio vincenti

Siamo rimasti francamente stupiti, e in parte sconcertati, dalla notizia della richiesta da parte della società rossonera di acquisire lo storico logo della Lucchese che da circa 10 anni è nelle mani sicure di Lucca United, la cooperativa dei tifosi che lo rilevò in occasione del secondo fallimento pagandolo circa 17mila euro e evitando così che, nel caso di ulteriori disavventure, finisse nuovamente nella burrasca di un fallimento e nella disponibilità di un curatore fallimentare che ha come unico e legittimo scopo quello di monetizzare tutto quello che resta dopo il crac finanziario di una azienda.

L'ipotesi di riportarlo nel patrimonio societario, alla luce dei tre fallimenti in pochi anni, ci è parsa un autogol di proporzioni rilevanti. Basti pensare che nell'ultimo fallimento solo grazie alla custodia di Lucca United fu impedito di dover andare ancora una volta a riprendere logo e marchio in via Galli Tassi, dove ha sede il Tribunale di Lucca. La richiesta, ci è parsa dunque poco delicata, considerando quello che hanno passato i tifosi rossoneri, a maggior ragione perché avanzata da persone, quali quelle all'attuale guida della società, che sanno benissimo la delicatezza dell'argomento vivendo da queste parti e avendo più volte manifestato e fatto rilevare la sensibilità in altre circostanze mancata. La richiesta, peraltro, fa il paio con quelle formulate in passato da due gestioni societarie, una non sfociata in un fallimento solo per un soffio, l'altra che del fallimento è stata l'anticamera. Già questo basterebbe per bollarla come inopportuna. 

Ma c'è di più, per entrare nel concreto: Lucca United, che ha dichiarato la sua indisponibilità alla cessione, ha ribadito anche nella circostanza tutta la sua disponibilità a cedere in comodato gratuito, ripetiamo: gratuito, il logo e senza vincoli di sorta. Come a dire che la Lucchese società con esso può fare quello che vuole, sfruttandolo per ogni finalità di marketing. Dunque, alla base della richiesta, mentre la società ha per il momento scelto di non commentare il diniego, non può essere una questione di commercializzazione dello stesso. E allora cosa rimane alla base della richiesta? Forse l'interesse manifestato da potenziali compratori. E in quel caso, l'attuale società avrebbe nuovamente sbagliato strada: cedere il marchio non si sa bene a quali compratori e magari, l'esperienza questo ci dice purtroppo, veder andare a carte quarantotto la Lucchese da qui a due o tre anni, ci pare quanto improponibile. Forse diverso sarebbe stato se, in presenza di risultati conclamati da anni (si legga promozioni in categorie superiori) e che avessero assicurato una gestione di lungo periodo, fosse stata fatta analoga richiesta. Ma pensare che i tifosi possano accettare la cessione a soggetti appena arrivati e che avrebbero tutto da mostrare alla piazza, ci pare sconcertante.

E poco regge il fatto che Lucca, per il marchio in mano ai tifosi, sia una eccezione. E' una eccezione felice, che parla di un sistema valoriale. Che mette Lucca sopra e non sotto le altre piazze, oltretutto consentendo, se se ne è capaci, di fare anche milioni di euro con il marchio da parte della società che gestisce la Lucchese. Resterebbe l'ipotesi di una richiesta, visto che non ci risultano obblighi federali, legata a una posta dell'attivo mancante. Dunque a fini contabili: ci auguriamo non sia questo il motivo della stessa, non sarebbe un bel segnale, francamente.

Così  come ci auguriamo che la società, che tanto ha fatto per ricucire con i tifosi, non vada incontro a uno scivolone ancora più grosso, ovvero quello di crearsi (proprio come pensavano di fare un paio di gestione passate) il loro piccolo marchietto con una pantera inventata di sana pianta e il cui valore da iscrivere a bilancio, a quel punto, glielo diamo noi: zero. Non sarebbe un bel segnale, e finirebbe per alimentare una spaccatura. Ci auguriamo davvero che la Lucchese (che a nostro avviso ha peccato di insensibilità) non aggiunga a un errore un altro errore. Anzi, un orrore. 

 

 



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