Rubriche : romanzo rossonero

La fretta c’era, benedetta Primavera

venerdì, 23 marzo 2018, 12:13

di simone pellico

Al Porta Elisa i tifosi si radunano e assiepano con un certo stupore. “Oh, anche tu qui?”, sembrano dire toccandosi per dare consistenza fisica alla presenza che hanno davanti. Sotto i giubbotti anche abiti, persone strappate dal lavoro e buttate nell’arena. Altri travisati come Fantozzi al circo, hanno finto la malattia per essere presenti. Nessuno li deve vedere e terranno gli occhiali scuri fino al ritorno casa. Cosa ci fanno tante persone in uno stadio di martedì, alle sei e mezza di sera? Sembra esserci un equivoco, una deportazione, un mistero. Si accendono le luci sulla scena. Illuminano anche la platea. I tifosi si girano verso il campo: sta per iniziare un altro pezzo del campionato spezzatino. Una volta la partita era di domenica, ora chiudi gli occhi e con il dito tiri a cogliere sul calendario. Sì, è proprio quel giorno lì. A caso. O secondo le alchimie misteriose dei diritti televisivi. 

I tifosi invece di diritti non ne hanno, hanno solo doveri. Il primo è sostenere la squadra, sempre e comunque. Il secondo è essere presenti di giorno come di notte, con il sole come con la pioggia, d’inverno come d’estate. Come in primavera, che fa la finta sulla soglia. E’ il 20 marzo, domani dovrebbe cambiare il nome sulla porta dell’ufficio delle stagioni e comandare lei. Ma l’inverno si deve essere barricato dentro perché sullo stadio non volano rondini ma folate di vento gelido. Le persone si fanno forza, si stanno vicino come nelle conigliere. Un gruppo di giovanissimi invece si sfila la maglia e canta a torso nudo. La gente li guarda sorridendo. Qualche anzianotto li osserva con un po’ di invidia, qualcun altro dice che se la leverebbe anche lui ma non ha voglia. C’è chi afferma come ai suoi tempi si partiva già da casa senza. Qualcuno ricorda torsi nudi a temperature ben peggiori. Altri evocano campi innevati e curve ghiacciate. Girano voci non verificate di una trasferta invernale della Lucchese a San Pietroburgo. A torso nudo.

Anche il drappello viterbese arrivato al Porta Elisa è senza maglia. Lucca e Viterbo gemellate anche nel torso nudo. Sono una ventina, i lucchesi a Viterbo furono il doppio. Anche i punti della Pantera erano il doppio di quelli fatti nel girone di andata, quando al primo confronto le due squadre si trovavano vicine. Ora la Viterbese ne ha venti di più ed è fra le prime della classe. La Lucchese è finita nello scarico del cesso grazie allo psicodramma societario e aspetta la primavera come Bandini.

A proposito di cessi, il padrone della Lucchese è cambiato ma l’acqua in bagno in curva comunque non c’è. E nemmeno la luce. Le persone orinano grazie alla torcia del telefono. Fasci di lucine che si muovono come in un’incursione di polizia, poi si sistemano lungo una linea di pari orizzonte ma di altezza diversa in base alla statura del soggetto. Una volta che le luci illuminano la parete di fondo inizia anche il sonoro. Ogni tanto una lucina si abbassa per controllare che sia tutto a posto. E’ tutto a posto. Si finisce, si richiude tutto con una mano mentre l’altra fa luce oppure si mette il telefono in tasca e si chiude alla cieca. Le mani non ci si lavano, ché l’acqua come detto non c’è. Si va a bere una birra con il diuretico dentro, così fra cinque minuti si torna a farsi luce con la torcia. Chi la torcia non ce l’ha, o non ha la pazienza, mira un punto della base della Ovest, alza la gamba ed esegue. Nel secondo tempo la luce torna e si può vedere il bagno in tutto il suo splendore. Era meglio al buio.

Intanto in campo la Lucchese sta reggendo le fila della partita contro un avversario senza problemi di autostima. I rossoneri hanno toccato il punto più basso e dopo il derby pisano hanno rimesso la testa fuori. Sembrano ricordarsi come giocavano all’inizio del campionato, quando il viaggio sembrava avere i playoff come destino obbligato. Ora che i playout mordono alle caviglie, l’errore da non fare e guardare indietro, nel vuoto che ti rincorre. Oggi la Lucchese guarda avanti, Fanucchi ha ritrovato il sangue blu, Arrigoni fa la ruota del pavone e il neoassunto Parker decide di fare buona impressione al primo giorno di lavoro. E’ proprio da questo terzetto che nasce il vantaggio rossonero. 

Un rilancio dalla difesa lucchese arriva a centrocampo dove Parker vince il duello fisico con l’avversario diretto e recupera la palla. Scusate, riscrivo la frase perché non rende giustizia alla scena: dalla difesa arriva una di quei campanili che i giocatori timidi impattano buttandosi a piombo più per giustificare la presenza che per colpire veramente di testa. Il risultato è che i giocatori impegnati battono insieme come campane e la palla rotola inutile da qualche parte. Parker invece non si fa abbagliare dalla palla e prende posizione, vince il duello con fisico e intelligenza e mentre abbatte l’avversario stoppa al volo. Piroetta ed è già lanciato verso l’area avversaria. Io ci ho visto il Kakà dei tempi migliori, voi fate come volete. Il giovane Parker non pecca di presunzione e passa la palla al principe Fanucchi, che salta l’avversario e la mette dentro per Arrigoni che piazza in porta. Sugli spalti si esulta, ora fa un po’ meno freddo. 

Purtroppo il 24 sulla schiena non ce l’ha solo Parker, ma pure il viterbese Calderini, che dopo aver provato varie conclusioni a rete si invola alla mezz’ora del primo tempo sulla fascia. A tentare di chiuderlo - e non riuscirci - è quell’Arrigoni che ha fatto gol, che è uno dei migliori in campo, e che come spesso avviene nel paradossale mondo del pallone decide la partita dai due lati. Come un coltello a doppia lama che taglia da due parti. E così Arrigoni si trova a fare il terzino e fallisce - perché terzino non è - e il 24 viterbese mette nel mezzo per Baldassin che buca Albertoni. 

La partita però non è finita. Anzi, nemmeno il primo tempo, che si chiude con una punizione all’ultimo secondo per la Viterbese. Vandeputte batte in modo magistrale ma la palla colpisce la traversa, poi Albertoni e poi esce. Chi guarda la partita in diretta questa dinamica non la capisce, vede solo la palla entrare nel flipper e poi uscire con un grande boato. Fine primo tempo.

Potrebbe bastare anche così, ma la partita continua intensa anche nella seconda frazione. Le due squadre vanno vicine al raddoppio e in particolare la Pantera. E’ Arrigoni dai piedi buoni a far partire l’azione. Mette una delle sue belle palle nel mezzo che il dipendente modello Parker incorna trovando il miracolo del portiere viterbese. I rispettivi numeri 10 poi regalano al pubblico qualche colpo di classe prima della fine della sfida.  

C’è sempre da mordersi la lingua quando si dice, ma la Lucchese potrebbe essere tornata. Tornata quella del girone di andata, quando con la Viterbese lottavano per le stesse posizioni. In campo i venti punti di distacco non si sono visti. Questi punti che i tifosi rossoneri vivono come una penalità, come un dato di fatto che prescinde dal campo. Nelle partite che mancano questa squadra può tornare a fare il calcio che Lopez insegna e scuotere Lucca da un nostalgismo che non arriva nemmeno agli anni d’oro di Maestrelli: si ferma già alla Lucchese della prima parte di questo campionato. Servivano tre punti, è vero. Ma non era ancora primavera. 

 

 

 

 



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