Porta Elisa News
giovedì, 21 settembre 2023, 08:05
di alessandro lazzarini
Se tutti gli allenatori intendessero il calcio come Piero Braglia, gli stadi si potrebbero abbattere e per accogliere gli spettatori intorno al campo da gioco basterebbero le seggioline della pista da ballo della sagra della Ranochiocciola. Non è solo questione del calcio distruttivo e speculativo proposto dal tecnico maremmano, brutto da vedere ma certamente efficace (come dimostrano i suoi successi), ma dei mezzucci da campetto di periferia che casualmente caratterizzano ogni sua squadra. Come dimenticare la dissolvenza dei raccattapalle verso la fine della partita che anche nella sua esperienza lucchese qualche addetto ai lavori o tifoso ha avuto il coraggio di approvare? Col Gubbio, che per inciso dispone di singoli forse migliori di quelli della Lucchese, si è vista una squadra che fin da subito ha assunto atteggiamenti tipici delle furberie di fine partita, quando si vuole conservare un risultato: perdite di tempo sui rinvii dal fondo, decine di metri provocatori su rimesse laterali, falli sistematici e schermaglie per innervosire e così via. Intendiamoci, sono strategie che contribuiscono a rendere anche più affascinante il calcio, che è uno sport che si gioca tantissimo anche a livello nervoso e dove tattica e idee fanno si che il risultato non sia mai scontato anche quando le forze in campo sono squilibrate ma, come si è detto, se tutti facessero così lo spettacolo chissà dove andrebbe a finire.
Braglia, comunque, non sarebbe riuscito a costruire una partita brutta come quella vista al Porta Elisa se non avesse avuto dei complici. Il primo e più scontato ovviamente è il Palazzo dove si prendono le decisioni e che si inventa turni settimanali in orari di lavoro e in concomitanza con la Champions League, il tutto per accorciare i tempi di un campionato che in coda prevede playoff inutilmente lunghi e a cui accedono cani e porci per dar vita a primi turni completamente privi di significato.
Il secondo complice, almeno in occasione di Lucchese Gubbio (ma ci sentiremmo di dire che più o meno va sempre così), è stato l'arbitro, che ha tollerato qualsiasi atteggiamento degli umbri, in particolare le perdite di tempo e le decine di metri guadagnati sui falli laterali senza mai fare una piega, tirando fuori una partita dal tempo effettivo ridicolo, continuamente spezzettata, senza nemmeno prevedere recuperi adeguati, proprio ora che non c'è più da vergognarsi a chiamarli pure di dieci minuti. Chiaramente Braglia gongolava, perché era proprio quello che voleva, ovvero un tipo di scontro indigesto per le caratteristiche rossoneri e che conducesse verso un pareggio che magari poteva diventare una vittoria se i suoi, attaccando in due o tre, avessero trovato la giocata (ci sono quasi riusciti).
Il terzo complice potrebbe essere stato Gorgone. Fermo restando che manca la controprova che coi titolari la Lucchese non sarebbe ugualmente involuta di fronte all'ostruzionismo eugubino, la scelta di proporre una formazione sperimentale con ampio turnover non è apparsa lungimirante per una serie di motivi strategici che vanno anche oltre il risultato in sé. Una società che sta recuperando il suo pubblico e che ha avuto un buon inizio di torneo avrebbe dovuto comprendere che quella col Gubbio era una partita che doveva essere affrontata con l'idea di vincerla a tutti i costi per generare entusiasmo, risparmiandosi semmai con la Spal dove un risultato negativo sarebbe digerito coi titolari, figuriamoci con un turnover giustificato dalla stanchezza, e che comunque non sarebbe avvenuto davanti agli occhi di gente che tornava allo stadio dopo anni. Inoltre, col calcio specializzato e le cinque sostituzioni, il turn over ormai non lo fa più nessuno; ci siamo ormai abituati alle continue piangine di allenatori che chiedono rose lunghe, alternative e rinforzi, salvo poi vedere sempre la stessa formazione, ci fossero anche venti partite in una settimana. Sorprendente anche la gestione dei cambi, dato che dopo un primo tempo con alcuni elementi in palese difficoltà, in molti si aspettavano che alla ripresa del gioco venissero apportati correttivi con l'obiettivo di alzare la competitività della squadra. Magnaghi, ancora fuori condizione, ha abbassato notevolmente l'efficacia del pressing offensivo e il Gubbio è sempre uscito agilmente dalla propria metà campo, mentre le caratteristiche di Tumbarello non sono apparse le più adeguate a contrastare il pressing ossessivo degli uomini di Braglia, cosa che sarebbe potuta accadere con la tecnica in uscita di Cangianello, che invece è entrato tardivamente e in una posizione dove già era apparso meno a proprio agio, con Federico Russo, dieci gol col modesto Tavernelle lo scorso campionato, che sembra uscito dal radar dell'allenatore anche quando c'è da sostituire Rizzo Pinna, che occupa il suo stesso ruolo. Insomma, anche le sostituzioni sono sembrate tardive ed effettuate più con l'idea di sperimentare che con quella di vincere.
Sia chiaro che gli addetti ai lavori ne sanno certamente più di noi, ma è anche grazie al fatto che chiunque possa esprimere la sua opinione che il calcio genera tanto interesse, dentro e soprattutto fuori dal campo. Come a dire: gli interessati non se n’abbiamo a male, si fa per discorrere.
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