Galleria Rossonera

Quironi: "In futuro mi piacerebbe tornare alla Lucchese. Gorgone? Lo apprezzo molto"

venerdì, 12 aprile 2024, 08:41

di gianluca andreuccetti

L'importanza dell'umiltà. L'umiltà di ammettere i propri errori, di migliorare e di accettare le critiche. Considerando la storia della Lucchese, uno dei giocatori che ha meglio incarnato questo valore è stato Davide Quironi. Un calciatore venuto dal nulla che, grazie alla sua forza mentale, è riuscito ad imporsi tra i professionisti. Dopo aver esordito in Serie C da giovanissimo con il Trento, ha vestito le maglie di Lodigiani e Licata. La svolta però è stata la chiamata della Lucchese. Quironi ha difeso i pali della formazione rossonera dal 1990 al 1994, disputando la Serie B. La ciliegina sulla torta è stato l'esordio nella massima serie a "San Siro" nel 1999, con la maglia dell'Empoli. Oggi, oltre ad avere una scuola tutta sua, è anche il preparatore dei portieri delle nazionali giovanili dell'Italia. Davide Quironi è intervenuto ai nostri microfoni. Con lui abbiamo parlato di Lucchese e di tanto altro.

Che ricordi ha della sua esperienza da calciatore nella Lucchese?  

Un ricordo bellissimo. Ho avuto la fortuna di giocare in Serie B, campionato che a livello di qualità potrebbe essere paragonato all'attuale massima serie italiana. Un calcio che oggi non esiste più. Sono molto legato a Lucca, la città in cui vivo. 

Una partita che le è rimasta particolarmente impressa?  

La sfida di ritorno di Coppa Italia contro l'Inter, disputata il 10 novembre 1993. Non per il risultato (la Lucchese venne eliminata ndr), ma perché neutralizzai il rigore a Bergkamp. Un ricordo indelebile per me.

A Lucca ha avuto l'opportunità di lavorare con tre tecnici di livello come Orrico, Lippi e Fascetti...

Non voglio fare una classifica, posso dire però che a loro devo tanto. Prima di tutto erano delle persone fantastiche. Ho appreso molto sia da un punto di vista tattico che umano  

Tenendo conto della sua carriera, c'è un allenatore a cui è rimasto particolarmente legato? 

Sicuramente Delneri. A Terni con lui in panchina vincemmo due campionati. Nel 1998, mi chiamò ad Empoli proponendomi il ruolo di vice e allo stesso tempo di preparatore dei portieri. Una persona molto intelligente e preparata.  Il debutto in Serie A in un palcoscenico del genere per me equivale ad una laurea. Sono stato bravo a ritagliarmi un ruolo specifico in tutte le squadre in cui ho militato. L'esordio in massima serie a 32 anni è stata una sensazione stupenda. 

Un giudizio sulla stagione che sta disputando la Lucchese?  

In verità la Pantera l'ho seguita poco. Contro l'Arezzo ad esempio ha disputato una buonissima partita. Considerando la qualità della rosa e la posizione di classifica che ricopre, i rossoneri sono una buona squadra. Per vincere i campionati e per competere per zone alte di classifica servono risorse economiche notevoli. Negli ultimi anni, la Lucchese ha subito ben tre fallimenti. Se una società non ha una base organizzativa solida non può ambire ad obiettivi di primo livello. 

Come le sembra mister Gorgone?

Per me è un ottimo allenatore. Lo scorso anno ha fatto bene con la Primavera del Frosinone. Mi piace come fa giocare la sua squadra. 

Com'è nata l'idea di aprire una scuola di portieri? 

Ho deciso di aprirla agli inizi degli anni 2000 e di chiamarla "Imparando". Fondamentale il supporto di Gino Mazzei e Carlo del Prete. Siamo partiti con pochi iscritti poi, anno dopo anno, il numero si è incrementato, arrivando fino a 170 partecipanti

Lo scorso anno ha ricoperto il ruolo di preparatore dei portieri dell'Italia U19, vincitrice dell'Europeo di categoria...

É stata un'esperienza molto formativa. Vincere l'Europeo, rappresentando l'Italia è qualcosa di unico. Oltre alla qualità, la forza mentale ha un peso specifico incredibile all'interno di questo sport. Il segreto di quella vittoria è stata l'intesa che si è creata sia dentro che fuori dal campo tra i singoli giocatori. 

Come mai pochi giovani riescono a sfondare ad alti livelli? 

A mio parere, sono due i motivi principali. Innanzitutto, i ragazzi non giocano più per strada o nelle parrocchie, ovvero quei luoghi in cui la fantasia e il talento possono essere espressi a 360 gradi. In secundis, va detto che oggi molte società non sanno aspettare i ragazzi del proprio del vivaio.

Un giorno le piacerebbe tornare alla Lucchese? 

Assolutamente sì. Magari con un ruolo dirigenziale, quando per questioni di età non potrò più fare il preparatore dei portieri (ride, ndr). Con la società rossonera ho un ottimo rapporto: lavorando in Federazione, mi è capitato qualche volta di confrontarmi con loro.

 



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