Galleria Rossonera

Il doppio ex De Poli promuove la Lucchese: "Quella del secondo tempo può fare bene"

martedì, 8 dicembre 2015, 09:01

di diego checchi

Stavamo cammiandando verso l’entrata della sala stampa del Porta Elisa e ad un tratto ci siamo trovati davanti Fabrizio De Poli, ex giocatore e direttore sportivo rossonero. Inevitabile, dopo i saluti di rito, la richiesta d'intervista. E a distanza di anni, rimane sempre un piacere parlare di calcio con colui che ha vinto il campionato con la Lucchese portandola dalla C2 alla C1 con Renzo Melani in panchina e che ha lasciato molti amici a Lucca.

Le è piaciuta la Lucchese?

“Ho visto una squadra dinamica, che è andata molto bene. A dire il vero mi aspettavo di più dal Teramo. Sono venuto per salutare la famiglia Corradi del Guercio dato che ero molto attaccato a loro e non sono riuscito a venire per il funerale di Franco”.

Come le sembra questo campionato di Lega Pro?

“Ho più competenza del mio girone. Vedendo qualche partita del girone B penso che il nostro sia molto meglio, senza dubbio c’è maggiore qualità”.

Secondo lei dove può arrivare la Lucchese?

“Se la squadra è quella del secondo tempo può fare sicuramente bene. La finestra di mercato di gennaio, dove Galli agirà sicuramente, servirà per migliorare la squadra”.

Come sta andando l’esperienza di Padova?

“Siamo partiti bene, abbiamo avuto una flessione, è stato esonerato l’allentore, siamo ripartiti con Pillon e stiamo andando avanti con i nostri programmi”.

Qual è il vostro obiettivo?

“Assestarsi nella classifica medio-alta e stiamo mancando all’appuntamento. Possiamo migliorare tanto anche se siamo molto in ritardo”.

Che ricordi ha di Lucca?

“Ho dei grandissimi ricordi. Sono stato benissimo da calciatore dove ho vinto un campionato e poi c’è stata una parentesi infelice da direttore sportivo dopo la quale ho deciso di non rimanere a Lucca nonostante avessi avuto un contratto di altri due anni. Purtroppo sono stato anche un buon profeta dato che l’anno successivo la Lucchese ha vissuto il fallimento”.

Da calciatore in che anno ha militato in rossonero?

“Nella stagione 1985/86 con Maestralli presidente e Renzo Melani allenatore. C’era una granda società. Io giocavo da centrocampista o libero staccato dietro, eravamo una buonissima squadra”.

Dove vuole arrivare come Direttore Sportivo?

“Non sono più giovane ma ho la passione per il lavoro che faccio e soprattutto ho la fortuna di farlo nella mia città, vicino alla mia famiglia. Vorrei arrivare a dare soddisfazioni alla mia squadra del mio cuore”.

C’è un progetto nell’arco degli anni per andare in Serie B?

“La nostra è una proprietà di persone serie che si vogliono anche divertire. Come abbiamo vinto il campionato di Serie D in un anno adesso abbiamo l’obiettivo di tornare in Serie B almeno in tre anni”.

Com’è cambiato il calcio da quando giocava lei?

“Non ci sono più i giocatori di una volta. Quelli che arrivavano in prima squadra erano molto più formati come calciatori e aiutavano gli allenatori. Quelli che ci sono adesso, se non hanno talento non fanno strada, anche perché hanno un atteggiamento e una mancanza di umiltà incredibili. Anche nella vita di tutti i giorni”:

Come andrebbe cambiata la Lega pro?

“Al di là dell’organizzazione manca una buona figura e una ricerca di idee come ha fatto la Lega di B negli scorsi anni. Sono a favore del rinnovamento e ci vuole un cambio abbastanza radicale. L’Italia è uno dei pochi paesi dove esistono tre serie professionistiche e credo che con il tempo si arriverà a fare un solo girone di Serie A e tre gironi di Serie B. Per quanto riguarda la regola sui giovani devo dire che era più giusta quella che c’era l’anno scorso con il minutaggio. Adesso invece c’è l’obbligo di avere solo 24 contratti ma alla fine la situazione non cambia perché i giovani non giocano lo stesso. A mio avviso la Lega Pro dovrebbe essere una rampa di lancio per tanti giovani, invece non è così”.

Per quale motivo il giovane rispetto ad una volta è meno bravo tecnicamente?

“Se guardiamo i numeri, su 100 giocatori giovani ce ne erano 50 di livello. Adesso su 100 ce ne saranno si e no 20. Quest’anno è già meglio dello scorso anno, ma questo è anche grazie all’aver fatto sparire la C2. Mi ricordo che giocare in una Lega Pro era difficilissimo, c’erano giocatori molto forti. Oggi mi accorgo che non c’è più il giocatore formato a 360° con qualità tattiche e tecniche. Adesso stiamo creando dei soldatini che pensano poco”.

Eppure la scuola italiana era la migliore in questo.

“Il probleme è che una volta giocavamo con le palle sgonfie, nelle stalle, in mezzo alla strada sistematicamente anche uno contro uno. Era una sorta di miglioramento. Oggi abbiamo una difficoltà nel creare istruttori di giovani calciatori, adesso stiamo dando patentini a tutti. Oggi i ragazzi dovrebbero essere allenati più sulla tecnica, che poi diventa tecnica applicata e tattica. La verità è che ci sono istruttori che non sanno insegnare il calcio. Il problema è che non ne vengono bocciati perché basta pagare per prendere il patentino e non viene utilizzata la meritocrazia”.

 

 



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