Rubriche : romanzo rossonero

Fra il dire e l'amare c'è di mezzo il mare

lunedì, 4 dicembre 2017, 18:14

di simone pellico

Trovarsi per la prima volta su di un aereo insieme a una squadra di calcio fa uno strano effetto, e anche senza regredire a volgari scaramanzie medievali controlli mentalmente che il volo non debba passare da Superga. Se la squadra sull'aereo in questione è la Lucchese ripassi il tragitto anche una seconda volta, perché la Pantera è legata al Toro da un filo rosso. E fra i tanti fili che muovono l'esistenza non si sa mai che il burattinaio decida di tirare quello di una vecchia storia, di un aereo caduto come Icaro con dentro trentuno anime. Un Icaro collettivo bruciato al sole di maggio. Il Grande Torino scomparso come disse Pozzo "come uno di quei plotoni di arditi che, nella guerra, uscivano dalla trincea, coi loro ufficiali, al completo, e non ritornava nessuno, al completo". Il filo rosso, o rossonero, che lega la Lucchese al Grande Torino è l'allenatore Ernest "Egri" Erbstein, astro nato a Lucca e caduto a Superga insieme ai suoi giocatori. Erbstein, tornato nelle cronache sportive lucchesi in maniera importante. Più che risorto però resuscitato con la magia nera, come quei cadaveri danzanti usati come burattini dai demoni giapponesi. Erbstein sguainato come arma contro la tifoseria, contro la città, per dividere e non per unire, per politica e non per amore. Colui che aveva portato la Pantera in seria A si trova ostaggio di forze che spingono per intitolargli lo stadio - o parte di esso - ad ogni costo. Al costo anche di mentire, di inventarsi "gravi episodi" mai avvenuti, di stimolare allucinazioni collettive. Così colui che veniva portato sulle spalle dai tifosi di ieri è tirato come una bomba umana sui tifosi di oggi. E l'Erbstein allenatore scompare sacrificato una seconda volta, a questo giro sull'altare della politica. Brucia di nuovo l'Icaro ungherese lasciando fra la cenere solo gli attributi utili come strumenti di ricatto morale. Riposa in pace Egri, il nome delle favole rossonere porta anche il tuo nome e sei più vivo della bara di cemento in cui ti vogliono inchiodare.

L'aereo Pisa - Alghero comunque da Superga non passa. Ci si può rilassare come un fachiro sullo schienale low cost insieme agli altri duecento passeggeri. Se ti addormenti nell'unica posizione possibile ti spezzi il collo. Ma tanto non dormi perché sui voli low cost gli annunci non finiscono mai. Non siamo ancora in quota che è già stato offerto di tutto in questo bazar travestito da aereo. L'hostess ha la parlantina della televenditrice, le istruzioni di sicurezza scompaiono nel mezzo dei messaggi pubblicitari, delle offerte, dei profumi che costano fino al 60% in meno che in profumeria, dei gratta e vinci, e poi i panini, i primi, i croissant caldi, le bibite, il vino, i gin tonic "e molto altro ancora". Venderanno le ultime lasagne a un minuto dall'atterraggio, a rischio di ribaltarsi in corridoio per la picchiata, a rischio di far restare il passeggero a bordo fermo a finire di mangiare. L'hostess dopo le prime due ronde in corridoio si siede al suo posto, in fondo. Quando non lancia messaggi pubblicitari parla con il collega, con lo stesso tono di voce. Si sfoga dei suoi problemi, di un uomo insensibile che l'aspetta a casa, di un'amica non troppo amica che la tratta male, che non capisce. Quelli della fila dietro la mia scommettono una cena che il suo uomo e l'amica se la intendano. Passa il caffè. Ogni tanto spunta una tuta rossonera, giocatori sparsi per l'aereo. Siamo un biliardino volante dove tutti i calciatori attaccano insieme l'aria. Alla fine atterriamo, buon risultato. Fine primo tempo.

Inizio secondo tempo. Domenica, Olbia sorride solare dopo la pioggia del sabato sera. Il riflesso del mare non è quello estivo, guarda con occhi di un azzurro più scuro le ombre dei lucchesi fuori dallo specchio. Il grosso è arrivato con un traghetto che nessuno ha scambiato per una nave da crociera. Scaricati sulla banchina prima dell'alba, hanno aspettato il sole per rischiarare le occhiaie di stanchezza. Olbia e il Bruno Nespoli accolgono i rossoneri dopo sole due settimane dalla sfida con l'Arzachena. Il poco tempo passato ha lasciato caldo il ricordo nei passi sicuri per arrivare allo stadio, nel bar di fronte all'ingresso, nella tifoseria di casa che non viene meno alla proverbiale accoglienza sarda, nelle signore del bar interno alla curva ospiti chiamate per nome dai lucchesi, nell'adesivo della Pantera magicamente nato sul frigo del chiosco come un fungo. 

Nonostante le due squadre siano a pari punti la Lucchese parte sfavorita per le assenze, per la panchina corta, per il fatto di giocare lontano da casa. Anche se non impossibile, è molto difficile ripetere la prodezza vista con l'Arzachena e nel prepartita tanti firmerebbero per un pareggio. Eppure dopo pochi minuti la Lucchese sembra voler sorprendere ancora. La coppia d'attacco Fanucchi-De Vena funziona alla perfezione, il primo inventa un passaggio filtrante, il secondo insacca: 0 a 1. La gara sembra quindi nascere sotto i migliori auspici e con due padrini importanti, ma il pronostico inizia a delinearsi come un destino. Il cielo sereno inizia ad accigliarsi. L'Olbia intensifica la manovra, la Lucchese difende bene e lotta su ogni pallone. Fanucchi dopo la perla iniziale cala, sbaglia, si innervosisce. Se non fosse arrivato in aereo si direbbe preso dal mal di mare che scuote qualcuno dei tifosi.  Il cielo è ormai una chioma di riccioli grigi che nell'agitarsi lascia cadere qualche goccia, qualche lacrima sullo striscione che ricorda Beatrice e Marco, sfumati troppo presto sulla tela della vita. La temperatura si abbassa, l'Olbia alza il baricentro. Qualche brivido di freddo e di gioco, poi il famoso tè caldo di fine prima frazione. Al rientro il copione non cambia, i rossoneri tengono botta ma sono stanchi. Vanno in apnea un quarto d'ora tenuti sotto dai padroni di casa, poi la sortita offensiva che potrebbe valere il successo. Un angolo di Arrigoni viene intercettato da Magli che centra la traversa e fa scattare come una tagliola la regola non scritta del gol sbagliato-gol subìto. Su rilancio del portiere olbiese Ragatzu aggancia di classe e proprio Magli scivola lasciandogli lo spazio per imbeccare la punta e fargli fare un gol a specchio di quello rossonero. I sottoscrittori del pareggio ritirano fuori le carte e iniziano a fare gli scongiuri, ma l'assalto finale olbiese non arriva. La partita approda in secca, scossa ogni tanto da qualche onda lunga. Alla fine pareggiamo, buon risultato. Fine secondo tempo.  Il cielo si riapre, stava solo scherzando. I Lestrigoni lasceranno ripartire i prodi lucchesi e la loro nave, per suturare il Tirreno fra Sardegna e Toscana. Quel mare che c'è fra il dire e il fare, fra il dire e l'amare.

 



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