Rubriche : romanzo rossonero

Megalomania e depressione fanno pari

lunedì, 9 ottobre 2017, 15:37

di alessandro lazzarini

Sono le 13 quando aprono i cancelli del Porta Elisa e fanno il loro ingresso in curva i primi 90mila tifosi pisani, piccolo assaggio dei 900mila che sono riusciti a procurarsi il biglietto per la trasferta di Lucca, ma ne sarebbero voluti venire almeno nove milioni, e che arriveranno nella vicina città murata con ogni mezzo: motorini, qualcuno a corsa, qualche migliaio si dice abbia scavato un tunnel da San Giuliano che sbucherà direttamente in curva lucchese, altri si serviranno di più modesti razzi spaziali per sbarcare in piena gradinata rossonera. Ad accoglierli i reparti speciali delle più organizzate polizie del mondo, dai Navy Seals americani agli Specnaz russi, con il Mossad a monitorare la situazione. D'altra parte la tifoseria pisana è la più appassionata, colorata, numerosa e pericolosa del mondo, si dice alla Bombonera di Buenos Aires gli aficionados del Boca Juniors facciano ampio uso di psicofarmaci contro la depressione da complesso d'inferiorità nei confronti dei pisani, mentre a Dortmund una volta viste le coreografie dell'Arena Garibaldi gli ultras abbiano sbaraccato e si siano dati a qualche altro sport. Nei giorni scorsi si vociferava peraltro che nei sottoboschi della geopolitica Trump e gli altri stessero pensando di affidare la risoluzione delle questioni Isis e Corea del Nord agli Sconvolts Pisa, staremo a vedere.

Il contesto sportivo che presenta la partita vede i nerazzurri pisani, appena retrocessi dalla serie B, fra i favoriti designati del campionato, la squadra è forte, la società ambiziosa, il pubblico appassionato e numeroso vuole vincere; dall'altra parte i rossoneri, che da gennaio a luglio hanno venduto i loro migliori giocatori ma si sono tenuti i coraggiosi senatori, sono squadra allestita per la mezza classifica e società senza risorse mantenuta da un finanziatore che ora se la vuole comprare per rivenderla a chissà chi e rientrare dei tanti soldi spesi. Insomma non si ricorda un Lucchese-Pisa con i primi almeno sulla carta superiori e carichi e i secondi in crisi e depressi, il che rispecchia anche i caratteri delle due città rivali, la prima al continuo inseguimento della mediocrità più irrilevante, la seconda in perenne sturbo da grandezza e orgoglio. 

Dal punto di vista invece del colore e del campanile è una partita largamente più partecipata del solito, ma anni di calcio ammorbato dalla retorica da 'top player', televisioni e repressione della partecipazione hanno reso straordinario ciò che solo quindici o venti anni fa era inferiore all'ordinario; appena 900mila pisani sono un niente rispetto alle potenzialità della tifoseria nerazzurra, che la curva est del Porta Elisa l'ha sempre riempita, e tutt'ora la riempirebbe se solo non ci fossero le limitazioni di capienza. In realtà è una desolazione lo stadio mezzo vuoto a causa dei suddetti limiti, ma a differenza di quanto accaduto dai cugini, a Lucca la squadra è stata ampiamente abbandonata e i tanti che accorrono a vedere lo scontro con Pisa corrispondono ai pochi che qualche anno fa affollavano lo stadio nelle partite più anonime. Di tutto ciò non si sono accorti i giornalisti e l'opinione pubblica lucchese, che nei giorni che hanno preceduto l'evento hanno presentato l'incontro con toni totalmente fuori luogo come 'partita dell'anno' (ma quando mai? siamo a inizio campionato), alimentando voci e preoccupazioni per un servizio d'ordine piuttosto banale e da numeri ben inferiori e ciò che si è visto in passato.

Al fischio d'inizio si alza il volume delle curve, trasformate in due casse, i pisani urlano, i lucchesi rispondono con una coreografia colorata ma un po' triste nella curva mezza vuota, fanno quello che possono nella depressione e il disamore calcistico lucchese. Comunque in effetti sembra di essere a una partita di calcio professionistico vero, quelle dove c'è la partecipazione e il frastuono dalle gradinate. I giocatori iniziano a darsi da fare, in maglia rossonera quelli di casa, in bianco gli ospiti e maledizione a questa moda delle seconde e terze maglie che impedisce di vedere una partita che sia una con le casacche storiche. Il primo che si mette in mostra è il piccolo centravanti lucchese De Vena che picchia tutti a destra e manca, ovviamente il gioco è teso perché son quelle partite che nessuno vuole perdere. Il luogo comune dice che ci vuole un episodio' per sbloccarle e l'episodio arriva al minuto 15 quando Arrigoni serve Fanucchi, il dieci rossonero come una gazzella stoppa e dal limite dell'area lascia partire un tiro che però si stampa sul palo e torna in campo sul lato opposto, laddove è proprio lui il più lesto a proiettarsi e scoccare di sinistro un calcio velenoso e lento che coglie in contropiede il portiere pisano e finisce in fondo alla rete: 1 - 0, incredibile, i derelitti sono in vantaggio grazie al loro unico giocatore lucchese di nascita, che impazzisce di gioia col resto dei tifosi e si lascia andare a una corsa liberatoria sotto la gradinata.

Ammutoliti i tifosi ospiti non si sanno spiegare lo svantaggio e in curva est si sentono i primi commenti dei sempre misurati e equilibrati tifosi pisani: «ecco, è il solito complotto contro di noi, di siuro c'era un rigore l'arbitro un l'ha fischiato» dice Dino, «ehò - risponde Ugolino - un ci vogliano nelle categorie che contino perché han tutti paura déh, ho sentito dì che la rubentus ci fa stà in serie c perché sennò un sarebbe più la squadra con più tifosi e più vincente d'italia», «gao - guisa Galileo -, ar solito ci mette le mano ir Barcellona che m'han detto dè ragazzi in erasmus un vole il Pisa in Europa sennò Messi n'andrebbe via perché sogna di giocà qui». Un attimo di sbandamento poi riprendono a incitare i propri beniamini, ma la Libertas gioca meglio, sembra più pericolosa anche se vere conclusioni non arrivano. Il Pisa però è superiore, in qualche modo si vede, fisicamente soverchia per prestanza e presenza gli avversari e verso la fine della prima frazione di gioco inizia a spingere, arrivano un paio di tiracci da lontano, poi intorno al 40 buttano la palla in area e un avanti nerazzurro spizza il pallone che finisce a un metro dalla linea di porta lucchese proprio sulla testa del beniamino Lisuzzo, lo chiamano il sindaco, che incorna facile verso la rete. E' il pareggio, anzi no, dal niente come un gatto spunta un lampo verde che respinge il pallone fuori, è Albertoni, il portiere della Lucchese, che con una prodezza porta la sua squadra al riposo in vantaggio.

Durante al pausa l'attenzione si sposta tutta nella tribuna personalità, che in sogno è per l'occasione affollata dei politici locali inseguiti dai cronisti a caccia di una dichiarazione sulla disfida campanilistica. Il primo ad essere raggiunto dai microfoni è il sindaco di Lucca Tambellini: «E' un bella partita molto corretta, siamo in svantaggio ma sono fiducioso nel pareggio». Attimi di smarrimento ma dietro di lui arriva in aiuto Carmassi, appena uscita dal Pd ma che appoggia il Pd: «Alessandro, Alessandro, sei sindaco di Lucca non lo devi far vedere che tifi Pisa!». Tambellini allora corre ai ripari: «Scusate volevo dire che spero in un pareggio a sancire la fratellanza fra le due città - continua -, anche se allo stadio quelli della #luccabuona non ci vengono». Dietro di lui allora sbuca l'avversario alle ultime elezioni Santini, che si rivolge agitato ai microfoni: «So di una telefonata in cui Tambellini si stava mettendo d'accordo col sindaco di Pisa Filippeschi per conferire alla città della Torre Pendente il patrimonio della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca». Stupore. «Se non ci credete ve la faccio sentire, tanto dal Pd non lo buttano fuori di sicuro anche dovesse toccare il massimo grado di slealtà verso i compagni». Panico. Una piccola folla si raduna intorno al consesso, qualcuno parla del panorama che si gode salendo sulla Torre di Pisa, allora un altro sgomita per raggiungere i microfoni, si fa spazio, è Menesini sindaco di Capannori e presidente della Provincia di Lucca: «quando salite sulla Torre di Pisa, quello che si vede è capandori. Faremo uno stadio ecologico da 100 posti a Paganico con piste ciclabili per i tifosi e la gradinata riciclona. Capandori c'è». Si alzano un po' i toni quando i giornalisti interrogano Barsanti di Casapound: «Tambellini vuole ridurre Lucca come Pisa che è piena di immigrati e degrado. Lucca si deve riprendere le istituzioni», gli risponde subito Battistini con la ben nota imparzialità che l'ha portato ad essere scelto come presidente del consiglio comunale: «Sei un nazionalista d'accatto».

Scatenato il livornese Bindocci che si era candidato sindaco di Lucca dimenticandosi sulla bacheca facebook la foto dei tifosi amaranto che sfoggiano lo striscione 'lucchesi infami': «Il risultato più giusto sarebbe se perdessero entrambi, comunque deciderà la rete». Finalmente arriva Marchini, unico vero tifoso della Lucchese in giunta: «La pantera sta giocando bene, speriamo di vincere, mi sto divertendo, come ogni sfida sentita è una partita maschia». L'avesse mai detto, la Vietina si ribella: «Partita maschia? Basta con questo sessismo, definire un modo di giocare 'maschio' è discriminazione di genere - incalza -, è da questo linguaggio che poi viene alimentata la cultura del patriarcato responsabile della piaga del femminicidio. Farò una mozione in consiglio per suggerire che al posto di 'gioco maschio' d'ora in poi si usi la locuzione 'gioco mammifer*', così che donne, omosessuali, lgbt, intersex, transessuali e transgender non si sentano discriminati». Poi tutti si voltano, c'è la Mammini che gira sulla tribune facendo vedere a tutti le tavole del suo Piano Strutturale: «consultatelo online, è partecipato», la interrompe Angelini: «Non sono sessista e comunque c'è qualche irregolarità nei permessi per la costruzione dello stadio Porta Elisa, ho controllato gli archivi e pare che negli anni '30 ci fosse un vizio di forma nelle planimetrie approvate dal podestà». Quindi i giornalisti si fiondano sul prefetto, vogliono sapere come si sarebbe potuto fare per soddisfare la richiesta di 100milioni di biglietti avanzata dai pisani. Nei giorni scorsi infatti pare che il Comune si fosse rivolto a D'Alessandro per allestire un'arena al campo Balilla sull'onda dell'esperienza Rolling Stones, il promoter avrebbe anche chiesto alla Soprintendenza il permesso di abbattere un pezzo di Mura per inserire nuove tribune, «Non ci sono problemi - pare abbia risposto Ficacci -, negli scantinati del Comune ci sono immagazzinati migliaia di mattoncini uguali a quelli lì», poi però Tambellini si sarebbe tirato indietro: «Sie, le elezioni ormai son passate, figuriamoci se mi rimetto in casa un baraccone del genere». I giornalisti intanto si interrogano: si nota di più l'assenza o la presenza di Del Ghingaro?

Il Campanile non è solo colore ma anche storia. Oggi di fatto Lucca è periferia di Pisa: per le cose più serie l'ospedale di Lucca è quello di Pisa, l'università è a Pisa, la dogana, le istituzioni sovraterritoriali, l'aeroporto, a Pisa. A Pisa c'è tutto, a Lucca non c'è nulla e i politici lucchesi non si sono mai battuti per rivendicare un ruolo o farsi sede di qualche ufficio, si tratta di posti di lavoro e indotto, non solo di prestigio campanilistico. Non è sempre stato così però, in un certo senso Lucca paga la sua storia di relativa indipendenza che l'ha fatta depredare e declassare di tutto quando è entrata a far parte dell'Italia. Pisa invece si gode la sua sottomissione a Firenze, che inizia nel 1409 e non finisce più, ma che è anche la sua fortuna perché i Medici collocano a Pisa l'università del Granducato: a quei tempi le capitali non volevano gli Studi nelle città principali perché il fermento intellettuale era considerato destabilizzante per le signorie. Un po' come succede oggi, che però per anestetizzare le idee si dà in continuazione la parola a chi non ha nulla da dire. Come la più fedele delle cortigiane Pisa si è vista concedere da Firenze i regali più preziosi, oggi cittadina media con gli stessi abitanti di Lucca ha i servizi di una metropoli. Fino al 1400 comunque la città era stata una impetuosa e potente Repubblica Marinara. Sono passati secoli ma il popolo pisano si porta ancora dietro l'orgoglio della Repubblica cui si è aggiunta l'inevitabile megalomania che viene dall'essere piccoli ma averci tutto. Ecco perché i pisani non si danno limiti dovuti al loro essere una piccola città e nel calcio, che è la più fedele manifestazione popolare dei caratteri della gente, hanno trovato il mezzo ideale per esprimere il loro senso di grandezza con un seguito e una passione davvero eccezionali. Tutto il contrario di Lucca insomma, che è piccola e si sente piccola e rassegnata al suo destino di irrilevanza. I tifosi cercano di portare allo stadio tutto ciò in forma di sfottò e colore, quelli di casa parafrasano il motto 'pisa non si piega' e, proprio per quanto descritto sopra, sfoggiano lo striscione 'Pisa non si spiega' appaiato alla scritta 'mitomani', i nerazzurri rispondono con lo striscione 'lucchesi infami': stavolta almeno la partita della simpatia la stravincono le pantere.

Si torna in campo e il Pisa vuole pareggiare, subito arriva la sfuriata e la Lucchese fatica a contenere, poi quando le acque sembrano calmarsi Mannini viene lasciato solo sulla trequarti di campo, si aggiusta il pallone e tira verso la porta rossonera, il pallone non è potente, ma molto preciso, il portiere non troppo pronto non ci arriva ed è pari. Esplode di gioia il settore ospiti, ha segnato il capitano, pisano vero. Già, il destino ha deciso che i migliori della partita e autori dei gol fossero un lucchese e un pisano, gli unici in campo, che sono anche lombrosianamente espressione impeccabile della differenza dei due popoli. Faccia da bravo ragazzo, Fanucchi sembra timido ma si fa rispettare, ha movenze eleganti e classe d'altra categoria, gioca per gli altri ed è a fine carriera ma non è praticamente mai uscito dalla serie C, forse come capita ai suoi concittadini non è stato capace di pensare in grande e non è stato valorizzato in modo adeguato alle sue qualità. Come tutti i lucchesi ha studiato a Pisa, nel senso che come giocatore si è formato anche indossando la maglia nerazzurra, una macchia che i tifosi rossoneri hanno faticato a perdonargli e che ora si spera sia definitivamente lavata. Dall'altra parte Mannini è davvero il tipico pisano, mento volitivo e fronte alta e corrugata ha postura un po' ingobbita e movenze che sportivamente non si possono certo dire uno spettacolo per gli occhi, ma è una forza della natura, non si arrende mai, nelle sue zone di campo è dominante ed ha conosciuto per molti anni la serie A prima di tornare a casa. Sarà un caso ma quando Fanucchi viene sostituito e Mannini dirottato in difesa per mandare nella sua posizione d'attacco un dopolavorista, di fatto la partita finisce e quelli che restano in campo sembrano accontentarsi di un pareggio che, così a inizio stagione, tutto sommato va bene a entrambe le contendenti.

Alla fine le curve rimangono per un po' a offendersi, la gente si avvia verso casa e anche i politici, se mai ci fossero stati, imboccano le uscite magari sognando altri palcoscenici, come i pisani, nella consapevolezza che se mai arriverà la notorietà allora potrebbe arrivare anche un po' di satira, che a volte è feroce e magari sembra anche un po' offensiva: chissà allora se saranno capaci di ricordarsi di quello slogan che abbracciarono tutti in coro in nome della libertà d'espressione, #jesuischarlie.        

 



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