Rubriche : romanzo rossonero

Una pietra rotolante in fondo al sacco: la Lucchese sbanca Arezzo

martedì, 26 settembre 2017, 13:05

di alessandro lazzarini

L'Arezzo accoglie la Lucchese Libertas con la tradizionale maglia amaranto, le pantere rispondono con la maglia bianca da trasferta ornata di frecce rosse e nere sui fianchi che convergono verso la scritta '1905' (anno di fondazione della squadra) sugli addominali, sembra la pubblicità di un programma dimagrante, ma in realtà a rendere dubbia la divisa è soprattutto un bavero in stile grembiulino del primo giorno di scuola su scollo esagerato da cui fanno capolino le magliette della salute. Le squadre sono accomunate da sportivamente disgraziata fratellanza da inizio campionato deludente, i padroni di casa hanno un nuovo condottiero in panchina per una rosa di calciatori da società ambiziosa con tanti marpioni di categoria fra cui spiccano il mediano De Feudis, l'estroso centrocampista Cutulo e soprattutto il fortissimo centravanti Moscardelli, con alle spalle carriera calcistica buona ma pur sempre di secondo piano, tuttavia consacrato divo mediatico da lunghissima barba e baffi in stile vichingo, talmente curati da sembrare ai meno avvezzi alle mode del momento il travestimento di Woody Allen a capo dello stato libero di Bananas.

La Libertas risponde facendo sfoggio dal primo minuto del suo rientrante capitano Matteo Nolé, pisano di San Miniato alla quinta stagione in rossonero. Arrivato come mezzala che fa la differenza nei dilettanti, sbarcati in serie C fu subito bocciato dal pubblico a suon di "non ha il passo per la categoria" e "tecnicamente non regge fra i professionisti": è sempre qua, indispensabile, sa fare il terzino sinistro ma soprattutto il mediano, trascinatore, dà l'esempio ai compagni impegnandosi sempre al massimo e quando c'è bisogno alza il livello oltre l'inimmaginabile, come agli spareggi dello scorso anno contro il Parma quando ha entusiasmato il pubblico nell'inedito ruolo di regista. Il capitano non è l'unica novità perché si è già visto che la squadra ha enormi difficoltà a fare goal, allora l'allenatore Lopez prova a far giocare due attaccanti, illuminati dall'estro di Fanucchi nella parte del suggeritore.

In teoria dunque l'Arezzo è più forte della Lucchese e cerca di confermare il pronostico partendo a spron battuto ma senza creare grossi problemi alla difesa ospite. Col passare dei minuti le pantere emergono e il giovane Bortolussi si libera un paio di volte al tiro suscitando i primi fischi della spazientita curva di casa. Sul finire del primo tempo però i padroni di casa riprendono in mano il gioco e tocca ad Albertoni opporsi prima a una conclusione da fuori e poi volare sul colpo di testa che pare già goal del barbuto 9 amaranto.

Dietro al portiere in maglie verde una cinquantina di tifosi della Libertas, i pochi che sono riusciti ad accaparrarsi il biglietto su una piattaforma virtuale che si chiama Listicket e che sembra non funzionare sempre a dovere. Sono confinati in una curvetta lunga e bassa a distanza siderale dal campo di gioco, dove la visibilità della partita è a dir poco insufficiente e il calore dei cori evapora prima di raggiungere la scena. Una sistemazione che ricorda quella della gran parte del pubblico che due sere prima ha partecipato a un evento a dir poco storico per Lucca, il concerto dei Rolling Stones. Certi appuntamenti si svolgono solo nel mondo che conta, di rado sbarcano in periferia ed è per questo che la data ha assunto la coloritura dello straordinario. La città d'altra parte ha risposto per bocca della sua mediocre opinione pubblica dividendosi fra chi non vedeva l'ora per i ritorni commerciali della serata, fra chi considerava l'appuntamento esagerato per le potenzialità del territorio e soprattutto chi era entusiasta della presenza del mitico gruppo rock anche se "Lucca non è rock", luogo comune che scimmiotta una trovata dialettica con cui il 'profeta' Celentano 'indicò la via' al volgo italiano dalla tv di stato e che, soprattutto, va a pescare ancora una volta nel complesso di inferiorità lucchese secondo cui i cittadini dell'arborato cerchio sono gente triste, come se chi esprime queste sciocchezze non fosse lucchese anche lui.

Insomma c'era molta attesa per capire come l'umile Lucca avrebbe reagito all'impatto di un evento mondiale da 60mila persone e alla fine l'organizzazione ha retto senza tanti problemi, mentre sondando i 'social' di scopre che i partecipanti stranieri sono rimasti estasiati dalla città e entusiasti per il concerto, mentre gli italiani indignati dalla collocazione, dalla visibilità e dalle condizioni in cui sono stati stipati dopo aver speso oltre cento euro. Insomma quello che ne viene è che cercare di farsi un'opinione su qualcosa leggendo internet è assai difficile, perché ad esprimersi sono quasi sempre principalmente i polemisti e gli idolatri.

A noi di tutto ciò interessa assai poco, mentre aver avuto sotto gli occhi un simile spettacolo ci ha dato modo di toccare con mano un paio di circostanze che prescindono l'evento lucchese ma che invece ci possono condurre a un paio di riflessioni generali (se permettete) che consideriamo più significative del guadagno di bottega e dei trionfalismi politici a posteriori.

La prima riguarda proprio la tipica disposizione del pubblico di questi spettacoli, che è uno specchio della società moderna. La platea era rigorosamente divisa in classi (quelle che non esistono più e se si parla di redistribuzione del reddito e giustizia sociale si viene subito etichettati di reazionari): prevendita esclusiva solo per i possessori di carta American Express, poi oltre 300 euro per il prato sotto al palco, oltre 200 per le tribune e più di 100 per cosiddetto prato B, dove era stipata la plebe, cioè la maggior parte del pubblico, dietro a due tendoni per gli effetti speciali. Più in alto, sulle Mura antiche che fiancheggiavano l'area concerto, quelli che vengono chiamati 'skybox' (dal nome di spazi analoghi inventati proprio negli stadi di calcio), ovvero palchi a prezzi esorbitanti la cui collocazione ha richiesto anche di segare alcuni lampioni storici come se niente fosse, riservati a chi se li può permettere oppure ai Vip, le celebrità, quelli che pagando possono comprarsi l'arrivo senza traffico, la tranquillità e la comodità, senza dover pisciare nei prati o nei cessi chimici con stronzo galleggiante oppure doversi sorbire l'esagitato sudato accanto. Tutto ciò è ormai attualità, considerato normale, senza che concetti desueti quali 'giustizia', 'equità' o 'uguaglianza' in questi casi siano tirati in ballo dalle varie intellighenzie che ogni giorno ci fanno sapere cosa pensano del mondo.

La seconda riflessione tocca il tema della libertà individuale, quel dogma religioso che oggi si è fatto ideologia e nel nome del quale più nessuna differenza (a parte quella economica) o restrizione può essere tollerata. In nome di questa libertà acritica e completamente ideologica si sta di fatto realizzando la più massiva restrizione della libertà mai vista negli ultimi decenni: il volgo per accedere al concerto non poteva portarsi borse più grandi di 15x20 centimetri, le strade dovevano essere barricate per evitare che qualcuno si gettasse sulla folla con qualche mezzo, la zona sgomberata e bonificata oltre 20 ore prima dell'evento a causa del rischio attentati da conflitti interculturali, perquisizioni accurate, metal detector e così via. Ora, se si considera che l'espressione di massa della libertà individuale, della rottura degli schemi conformistici arcaici si è vista per la prima volta negli anni sessanta proprio ai grandi raduni di musica ribelle, il rock, non è ben chiaro se quella di oggi si possa davvero ancora definire tale, oppure se si sia di fronte a una sorta di repressione attuata per realizzare una libertà immaginaria, il che come si capisce bene sarebbe un ossimoro.

Insomma ad Arezzo i tifosi ospiti vengono sistemati in una sorta di prato B, non per questo però gli viene impedito di gioire. Quelli rossoneri poi da queste parti ultimamente festeggiano spesso visto che pochi mesi or sono si sono venuti anche a prendere la soddisfazione di eliminare gli amaranto dagli spareggi promozione. Ecco allora che il secondo tempo ripropone lo stesso andazzo del primo, con l'Arezzo che costruisce poco ma dà l'idea di essere più pericoloso e la Lucchese che sembra sempre inoffensiva quando attacca. Del Sante è il centravanti delle pantere, gli addetti ai lavori lo considerano di grandi potenzialità, i tifosi rossoneri nelle prime giornate non hanno potuto apprezzarlo. Faccia da brigante, è di stazza massiccia, piuttosto lento, sembra tecnicamente ruvido, inoltre non pare mai essere dove dovrebbe stare, un po' perché è generoso e aiuta spesso i reparti arretrati, un po' perché forse non si intende ancora con i compagni. Quando si gioca a pallone non bastano le capacità o il fisico, ci vuole anche fiducia in sé stessi, se la si perde di gioca peggio e ci vuole magari un colpo di fortuna per ritrovarla. Questo colpo di fortuna Del Sante se lo va a cercare al ventesimo della ripresa su un calcio di punizione spedito in area da Arrigoni, è lì che succede quello che non ti aspetti, cioè un tocco morbido al volo di pura classe (e forse fortuna) che crea una parabola che dolcemente di spegne in fondo alla rete sul palo opposto: la Lucchese è in vantaggio, il ruvido centravanti si è sbloccato e ora sembra trovare energie che prima gli erano sconosciute, pressa, attacca, difende, poi esce stremato. Un minuto dopo il gol comunque l'Arezzo ci aveva pensato da solo a negarsi ogni possibilità di rimonta per mano, anzi piede, del suo difensore Ferrario che tentando di spezzare una gamba a Bortolussi si era meritato il rosso lasciando i compagni in inferiorità numerica.

Certo Moscardelli con la sua classe e le sue qualità ci prova ancora, le pantere non riescono a dominare l'avversario ferito anche se una topica fra portiere e difensore spalancherebbe la porta a De Vena, che anche lui avrebbe bisogno di fortuna per ritrovare la fiducia ma che incredulo ha troppa fretta e si mangia un goal fatto. Il punteggio però non cambia più, mentre cambia radicalmente la classifica della Libertas, che ora è buona e potrebbe diventare buonissima se i rossoneri saranno capaci di vincere anche la prossima partita casalinga. L'Arezzo invece continua a stazionare nei bassifondi, al di sotto delle sue potenzialità e per il momento tutti sognano di giocare sul suo campo, diventato facile terreno di conquista.

 



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