Rubriche

Lucchese-Monza: la fine dell'estate

lunedì, 18 settembre 2017, 14:56

di simone pellico

Il Porta Elisa è una fotografia in chiaroscuro mossa dal vento, da uno Zefiro che soffia via l’ultima domenica d’estate per far posto all’autunno. I giocatori a centrocampo ondeggiano come cipressi nani, gli spettatori li guardano a occhi stretti, come cacciatori a puntare la macchia da cui uscirà la preda. Con lo stesso sguardo si fissa il cielo, per capire chi vincerà la partita fra il sole e le nuvole grigie. Arbitro sempre Zefiro. 

La Lucchese affronta il Monza eterno secondo: trentotto campionati di B senza mai arrivare in A. Trentotto giri in purgatorio senza mai toccare il paradiso. Le due squadre sono unite - come molte - da vicissitudini societarie burrascose fatte di fallimenti e rinascite e dalla Coppa Italia di C. Il trofeo per eccellenza conquistato dalla Lucchese e di cui il Monza detiene il record di vittorie.

Pochi spettatori intorno al campo, al lago verde che divide i lucchesi dai monzesi presenti. Una distanza annullata poco prima dell’inizio della partita, quando il pullman dei tifosi brianzoli è stato scortato dalla polizia proprio davanti alla curva ovest. Un’operazione kamikaze o da agente provocatore che ha rischiato di far scrivere subito la parola fine sulla partita per tutti i tifosi coinvolti nel faccia a faccia. Tifosi increduli di essere messi a contatto proprio dalla questura, che sulla sicurezza allo stadio ha costruito manuali, regolamenti, carriere. E’ già il secondo episodio a Lucca, dopo quello con i comaschi e se sbagliare è umano…

In campo il vento agita più i rossoneri, che passata la timidezza da primo appuntamento iniziano a tessere una manovra che si avvicina sempre di più alla porta avversaria. Ma appena il vento gira è il Monza a trovarsi in area e al ventiduesimo conquista un rigore. Brianza velenosa. Sul dischetto va Guidetti ma il vento è cambiato di nuovo e Zefiro butta via il pallone. La Lucchese può spiegare le vele e sfruttare il momento e cinque minuti dopo ottiene il suo rigore. Una punizione al limite dell’area che Arrigoni butta dentro con una traiettoria da manuale balistico. Ma il tempo continua ad essere variabile. Le vele rossonere si sgonfiano e i brianzoli si trovano sui piedi un pallone orfano da buttare dentro. Un gol che non ha la stessa bellezza dell’opera d’arte di Arrigoni ma che vale uguale: 1 a 1. Il Monza insiste e si ripresenta da Albertoni senza appuntamento, ma la porta non si apre e il risultato non cambia. Fine primo tempo.

Il secondo tempo è un pezzo di pellicola attaccato al primo senza stacchi. Il Monza continua ad avanzare come prima, i rossoneri hanno perso la bussola, qualche giocatore è già sulle gambe. Forse si è fatto rifilare le protesi vendute proprio a Monza e a Lucca. Protesi scadenti - dice il pm monzese - innestate a pazienti anziani, che hanno generato un bel giro di tangenti, una giostra che coinvolgerebbe molte persone - medici, agenti di commercio, direttori sanitari - fra cui l’amministratore delegato della clinica Barbantini e alcuni medici della struttura.  L'accusa è di aver agito “per aumentare gli utili” di una multinazionale francese - la Ceraver - “anche a discapito della salute pubblica”. Per l’accusa i degenti venivano raccolti in tutta Italia in un gregge da guidare alle barbantine. I pastori erano gli ortopedici indagati, che in cambio avrebbero ricevuto denaro o regalie sia dalla Ceraver che dall’amministratore della casa di cura lucchese. Brutte storie.

Intanto in curva ovest i tifosi (brutti e cattivi per definizione) tirano fuori uno striscione pesante: “Livorno rialzati”. Sono gli stessi tifosi andati a spalare il fango dopo l’alluvione dagli odiati vicini, che hanno raccolto fondi e che mercoledì seguiranno la Lucchese nel recupero del derby con i labronici. Per questo uno striscione che va oltre le divisioni, e per questo anche i cori contro i livornesi a fine partita. Perché si è presenti nel momento del bisogno, ma poi si torna fedelmente al campanilismo, che viene gratificato anche dal coro dei monzesi contro il Pisa. Davanti a questa orchestra la Lucchese cerca di recuperare il proprio tono. Grazie all’ingresso di Mingazzini il centrocampo non è più terra di conquista per i brianzoli. Poi il vento scende di nuovo, il ritmo cala, i giocatori girano in campo portati da Zefiro come foglie secche, fino all’ultimo quarto d’ora. Nuove folate e nuove occasioni, da una parte e dall’altra. Il Monza centra una traversa che trema ancora e all’ultimo minuto Fanucchi si trova sui piedi la palla buona per i tre punti, ma sbaglia. Finisce quindi 1 a 1. 

La partita invece che rimane aperta è quella sul futuro societario della Lucchese. Chi ha il pallino in mano lamenta solitudine e silenzi siderali. Silenzio dal mondo imprenditoriale, ma silenzio anche dall’amministrazione comunale. Anzi, dalle amministrazioni, visto che a gennaio il Comune di Lucca aveva messo intorno a un tavolo anche i sindaci di Capannori e Porcari. Uno di quei tavoli per fare gente, che ad Alessandro Tambellini sono piaciuti talmente tanto da ripeterli in tutto il periodo di campagna elettorale. Per ora i risultati non ci sono stati, se non una perdita di importanza per il (ormai ex) capoluogo. E anche il tavolo per la Lucchese ha generato solo un lungo silenzio, interrotto ultimamente da una lettera aperta di Tambellini, un appello a sostenere lo sport lucchese. Chi pensava che il Comune stesse lavorando sotto traccia per ottenere un risultato si sbagliava. Nulla si muove in superficie perché nulla si muove in profondità. Si lancia un disperato SOS in un mare piatto, l’ennesimo sermone recitato allo specchio.



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