Detto tra noi

Più che l'amarcord, serviranno i fatti. Come sempre

martedì, 30 luglio 2019, 16:58

di fabrizio vincenti

Siamo ancora vivi e, a scanso di equivoci, si può ringraziare un manipolo di persone che negli ultimi giorni, probabilmente dopo aver capito che era inaccettabile l'iscrizione in Eccellenza, si sono spesi ora dopo ora, minuto dopo minuto, per arrivare a iscrivere la nuova Lucchese in serie D. Il minimo sindacale per riuscire a non umiliare una piazza e una tifoseria che da anni ingollano ogni tipo di rospo. A Mario Santoro, Bruno Russo, Daniele Deoma e Alessandro Vichi dobbiamo dunque dire grazie, perché a conti fatti nessun altro si è assunto l'onore-onere di provarci. Non è assolutamente poco, anzi, in mezzo a mille chiacchiere e promesse di aiuto.

Ora, però, viene il bello. E come sempre saranno i fatti a giudicare la nuova compagine societaria oltre il primo innegabile, cruciale, punto a favore. Il percorso è lungo e, a nostro avviso, difficoltoso. Restiamo scettici sulla forma societaria scelta, come pure sulla volontà (in parte una necessità vista la diffidenza che raggiunge punte abissali dell'imprenditoria locale) di puntare tutto sulle sponsorizzazioni. E' un meccanismo che ha pochi, forse nessun precedente: se serve per schermare una imprenditoria pavida, ben venga. Ma serve denaro. E tanto. Che la stella di Mario Santoro splenda luminosa, altrimenti non sarà facile uscire dal pantano dei dilettanti. Ci chiediamo anche se questo gruppo avrà la capacità di farsi da parte qualora si profilassero soluzione più di lungo periodo per la Lucchese. In prospettiva, del resto, non si può che guardare allo stadio, al suo rifacimento, alla occasione di crescita economica che può rappresentare. 

E qui entra in ballo il Comune: il sindaco Tambellini, va riconosciuto, si è svegliato negli ultimi giorni dal torpore e a quanto trapela avrebbe anche contribuito a raggiungere la cifra necessaria attraverso suoi contatti con alcuni imprenditori. In ogni caso, ha dato vita a qualche sussulto importante dopo mesi disastrosi (ma chi lo consiglia o lo consigliava sul calcio?) e nonostante l'imbarazzante presenza di un assessore, da molti ribattezzato, fantasma. Su Stefano Ragghianti solo poche parole: si dimetta. Per lui. Per evitare di collezionare altre figure di cui ride mezza città. E, appunto, per Lucca. Detto questo, nonostante che Tambellini si sia riuscito a far sfuggire, solo per rimanere ai fatti, due soggetti che hanno poi rilevato Viterbese e Foggia, ci faremo carico di presenziare a almeno tre delle sue celebri prolusioni. Per le cinque promesse nelle scorse settimane, francamente sarebbe servita maggior vigoria da parte del professore di Sant'Alessio. E restiamo sempre in attesa di un concreto impegno sullo stadio.

Infine, proposito dell'applauso generale, che sa di coro di litania di chiesa, circa il ritorno di tanti ex rossoneri, diciamo la nostra: non ci piace. L'idea di immettere qualche persona che ha fatto la storia della Lucchese è non solo condivisibile, ma auspicabile; provare a dar vita a una sorta di amarcord di proporzioni industriali che sa di rimpatriata fuori tempo massimo, ci lascia perplessi. Affascinerà qualche inguaribile romantico, qualcun altro che vuole tornare (senza speranza) più giovane. Ma a costo, una volta tanto, di non essere accusati di nostalgismo, ci fa venire il torcicollo. Vorremmo si guardasse avanti e non siamo convinti, per le proporzioni della scelta, che questa sia la maniera giusta. 



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