Detto tra noi

Ne abbiamo avute di occasioni. Perdendole, non rimpiangerle, non rimpiangerle mai

sabato, 27 aprile 2019, 22:37

di fabrizio vincenti

Scorrono le note di Franco Battiato e della sua "La stagione dell'amore", mentre rientriamo dall'ennesima sbandata calcistica. La Lucchese è ancora viva, ma il pensiero di poter vivere una giornata di sorrisi, non più trattenuti nella gabbia dorata dei sogni, si è di nuovo scontrato con la dura realtà. Niente vittoria, niente urlo liberatorio per quei 500 pazzi che non si arrendono di fronte a nulla e che sono arrivati a Chiavari finendo per emozionare anche i massimi dirigenti dell'Albissola. Perché volevano e vogliono fare la storia, per carità una storia minore, come quella che può regalare il gioco del pallone, ma pur sempre storia. 

Non è bastato il gol di Provenzano, non sono bastate almeno tre chiare palle-gol, tutto rinviato. Tutto ancora così incerto. Tra punti che vanno (i nostri) e quelli che potrebbero tornare (al Cuneo). Sullo sfondo una sfida che doveva regalare almeno la certezza di un avversario non con il coltello in bocca. E invece il Pontedera dei tanti ex ha trovato il modo di complicarsi la vita sulla strada dei play off e ora, meno che mai, verrà in gita turistica al Porta Elisa. Meglio così, ci viene da dire: a questa Lucchese nessuno ha regalato niente, né le gestioni societarie, tantomeno i padroni del vapore, e persino le squadre avversarie. Per tutte, ricordiamo lo scivolone del Siena proprio con l'Albissola, ma l'elenco sarebbe lungo. 

La Lucchese, se vorrà conquistarsi il traguardo dei play out, un obiettivo che per quanto visto sul campo è davvero il minimo, dovrà fare da sé, dovrà sputare ancora una volta sangue, con il solo supporto dei suoi tifosi. Pochi ma buoni, viene detto spesso parlando dei supporter della Pantera. Sui buoni, niente da obiettare, sui pochi qualcosa da ridire lo avremmo. Quante tifoserie possono vantare numeri del genere e in un contesto da far tremare i polsi e scoraggiare i più inguaribili ottimisti? Sono anni che arrivano solo bastonate. Solo speranze deluse. Solo mediocrità, quando non imbarazzo per quanto gira intorno alla società. Eppure anche stavolta la stagione dell'amore ha suonato il suo richiamo con il corno. E in 500 hanno sfidato la sorte. La ragione. La speranza. Con la rabbia che cresce a vedere questa gente ancora una volta costretta a strozzare in gola la gioia, la possibilità si sognare, di avere qualcosa in cambio da anni e anni di patimenti, di vere violenze subìte. 

A tutti loro diciamo solo una cosa: sabato c'è un'altra stazione di questo cammino. E siamo certi che rivedremo i loro occhi. La loro voglia di gioire. Di urlare. Di sognare. Del resto, canta Battiato, "i desideri non invecchiano quasi mai con l'età": sappiamo bene quali sono i loro desideri, perché sono i nostri. Inutile ogni appello. Inutile chiedere. Inutile, in settimana, suonare la gran cassa. Chi ama la Lucchese ci sarà, basterà un'occhiata al bar o un post sul proprio profilo a darcene la conferma, ben sapendo che tutto potrà portare a una nuova delusione, magari definitiva. Ma la stagione dell'amore non conosce soste e tantomeno ricompense automatiche. Continuiamo, comunque andrà, a amare la nostra Lucchese. Senza rimpianti. E con un orgoglio, se possibile, ancora maggiore. #finoallafine. Anzi, oltre. 

 

 



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