Detto tra noi

Guardare con ottimismo non è un esercizio di stile, quanto una necessità. Fino a prova contraria

lunedì, 26 novembre 2018, 08:35

di fabrizio vincenti

Tre partite, un punto. Il ruolino è di quelli da sudori freddi, anche pensando al pesantissimo fardello di penalizzazioni che la Lucchese deve portare sulle proprie spalle. Il punto di Busto Arsizio, in verità, somiglia più a una sconfitta che a un pari, tanta era la possibilità per i rossoneri di portare a casa la posta piena. In campo abbiamo visto una sola squadra, ma la solita Lucchese. Quella che con la Juventus B o anche a Piacenza ha fatto bottino pieno solo grazie a un miracolo del proprio portiere o all'imprecisione degli avversari. Partite dominate che meritavano un punteggio ben più largo. Episodi che alla fine hanno girato bene in quelle circostanze e male nei due derby casalinghi come a Busto Arsizio. Ma il problema di fondo rimane e la sensazione è che questa squadra difenda male, abbia cali di concentrazione e a volte sia troppo bellina da vedersi ma poco pratica. 

Tutto vero, ma non possiamo dimenticare che è stata costruita alla bell'e meglio nel corso di una estate sportivamente drammatica. Che è stata assemblata da almeno tre mani diverse. E non certo con il portafoglio aperto. Morale: nonostante tutto, i rossoneri hanno 17 punti, senza penalizzazioni sarebbero settimi a un punto dal quinto posto. Certo, è tutta teoria, visto che con la penalizzazione la classifica regala un desolante ultimo posto, ma è bene sottolineare che il ruolino di marcia è stato tutt'altro che disprezzabile. Pur con alcuni limiti evidenti di cui dicevamo sopra e non dimenticando che l'impegno non è mai mancato. 

Si deve fare di più come ha chiesto con modi molto spicci e diretti Favarin? Certamente, anche se va ricordato che la Lucchese è già a un passo dai play out, nonostante il meno 11. Guardare con ottimismo non è uno stile di vita, quanto una necessità. E occhio a minare il gruppo, che deve solo imparare a cercare di fare più gol, visto che almeno uno, prima o poi, lo prende nel corso della gara, e stare sempre sul pezzo. I rossoneri sembrano votati a attaccare e a un atteggiamento sbarazzino, forse anche in considerazione dell'età media, bene non dimenticarlo. E del resto l'immagine di una truppa di giovani corsari, soli in mezzo al mare, crediamo si adatti. Guai però a minare il clima a bordo. Perché fuori dalla nave corsara non c'è altro. Non ci sono reti di protezione, non c'è una società in grado di gestire difficoltà, non c'è neppure un team manager. Non ci sono navi pronte a soccorrere. Fuori c'è solo il mare e una classifica maledettamente complicata. A meno che l'acqua non sia già entrata a bordo e non si sappia. In quel caso, le parole di mister Favarin certificherebbero uno stato di fatto e non una pericolosa prospettiva. 



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