Detto tra noi

Avete mai comprato un'auto usata?

mercoledì, 23 maggio 2018, 20:55

di fabrizio vincenti

E' destino che la Lucchese e i suoi tifosi siano un passo avanti rispetto a tutti. A memoria non ricordiamo un passaggio societario che si incarta poco dopo che le parti sono uscite belle sorridenti da uno studio notarile, avendo messo tutto (o quasi) nero su bianco. Senza facili autocommiserazioni, capiamo perfettamente lo stato d'animo dei tifosi. In una frase sola: un se ne pole più; tradotto dal vernacolo: non se può più. Verissimo. Ma il momento delicato, a nostro avviso, non deve impedire di ricostruire cosa sta accadendo. 

Gazzetta Lucchese ha avuto il merito di rendere pubblico il contratto di vendita, dopo una marea di voci, spesso teleguidate, che hanno contribuito e continuano, con sconcertante puntualtà,  a avvelenare i pozzi. Ecco, bene ripartire da lì. Da quel contratto. Perché ci può aiutare a chiarire quanto sta succedendo. La vendita per 600mila euro, oltre all'accollo dei debiti per 945mila euro, doveva concretizzarsi entro tempi precisi e era subordinata a due clausole: la presentazione della fideiussione da 200mila euro da parte di Moriconi e il pagamento entro sette giorni dalla data di presentazione della stessa dei 600mila euro. La prima condizione si è concretizzata, la seconda no. Dunque Grassini, che sostiene di aver bloccato il bonifico dopo aver verificato nuove e consistenti voci di debito, non ha rispettato i termini del contratto. Eppure Moriconi continua a trattare. Chi pensa che lo faccia perché vuol bene alla Lucchese, è fuori strada. E non tanto perché l'imprenditore dalla ieratica barba non vive di calcio, anzi proprio non lo capisce e tantomeno riesce a emozionarsi, quanto perché se fosse vero che Grassini non ha i soldi, come qualcuno sostiene, dovrebbe, proprio per salvaguardare la Lucchese, prendere il cappello e andarsene. Non lo fa. E probabilmente la spiegazione è che i nuovi debiti emersi pesano sulla conclusione di tutta la trattativa e sui possibili sviluppi.  La corda, nel frattempo,  si sta assottigliando. Le settimane passano inesorabili. 

Dopo aver ripetuto, per l'ennesima volta che non abbiamo elementi per capire le intenzioni del futuro di Grassini (a cui però contestiamo l'infelice uscita di dire che era "tutto a posto e non ci sono attriti"), l'emersione di quei 945mila euro di debiti più un tot non ancora identificato ci rafforza nella convinzione che la Lucchese debba cambiare la guida. E che tutto questo magnificare portato avanti da aulici cantori dell'attuale società non è altro che una coltre di fumo sparso per oltre un anno. Il contratto, lo stato patrimoniale e il conto economico sono a disposizione di tutti: andatevi a vedere chi sono i 150 creditori tra i fornitori. Troverete aziende che attendono somme anche da anni e che sicuramente hanno creato, non senza giustificazione, la pessima reputazione della società in materia di pagamenti. Scommettiamo che chiunque leggerà il tabulato troverà almeno due-tre nomi di fornitori ancora in attesa dei pagamenti. Un milione di sbilancio, sottolineiamo, per un campionato dove sono stati contingentati acquisti e speranze in nome di una auspicabile austerity che però ricorda quella che chiede l'Europa agli italiani: una fregatura, visto che la macchina continua a non marciare con regolarità. 

Passiamo alla fideiussione da 200mila di Moriconi, o per meglio dire di Città Digitali. Doveva servire per eventuali sopravvenienze passive da qui a un anno. Una larga parte di essa sembra consumarsi prima ancora che il passaggioabbia toccato gli organi societari visto che, per la gioia probabilmente nemmeno del suo cane bassotto, Carlo Bini è ancora amministratore unico. Unico nel senso che è l'unico a risponderne, non certo per il potere decisionale. In pratica, mettendola in metafora è come se voi andaste a comprare un'auto usata. Concordaste il prezzo, vi faceste rilasciare una garanzia per un anno contro eventuali guasti o problemi dovessero emergere, vi stringeste la mano con il venditore e poi, una volta arrivato nel piazzale dov'è l'auto, vi rimanesse attaccata la maniglia della vettura nell'atto di rifilare la chiave. E mentre sganciate un sagrato di moccoli vi si avvicinasse un tizio  che vi dice: "Signore, la macchina ha avuto lavori di carrozzeria che il concessionario non ha saldato, ora la macchina è sua: mi deve 3000 euro". E subito dopo un altro che aggiunge: "Guardi anche io devo avere 400 euro per le gomme". Voi che fareste? Minimo tornereste indietro per rimettervi al tavolo, riverificare tutto e chiedere di ridefinire il prezzo tenendo conto di quanto emerso. Oppure ve ne andreste a casa tranquilli, dicendo, massì, tanto c'è la garanzia a un anno?

Non sappiamo come finirà questa estenuante, stancante, disperante trattattiva che sta annullando, ancora una volta, maledizione!, l'entusiasmo e dando la stura a nuove stagioni di congetture e paure. Sappiamo solo quanto avevamo detto in tempi non sospetti: Arnaldo Moriconi deve passare la mano e, prima, trovare il modo di evitare che la Lucchese si incanali verso strade molto, molto pericolose. Dovesse fallire la trattativa quali scenari si profilano? Forse il solito ineffabile Pietro Belardelli? Lo diciamo ancora una volta: se così fosse, la responsabilità sarà solo di Arnaldo Moriconi.  Non lo vogliamo pensare, noi che non abbiamo mai fatto parte della schiera degli aulici adulatori. 

 



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